8 novembre 2010

Piccole donne (non) crescono!

Suono al suo campanello, come ogni pomeriggio, ormai da due anni.
Mi apre e mi accoglie una ventata di profumo, anzi, mi investe. Forte, maschile. Deve averlo rubato al papà. Tanto che sua mamma lo rimprovera, anche su quanto se ne sia messo: in effetti ce n’è abbastanza nell’aria da morire soffocati!
Si siede e comincia a prendere i libri, e dopo avergli spiegato l’esercizio, lo osservo intento a risolverlo.
E’ cresciuto, è più alto, comincia ad assumere una struttura più imponente. Cresce, non solo fisicamente. Fino all’anno scorso ignorava l’esistenza del profumo, e di quei piccoli accorgimenti che ti fanno sentire più carino: un po’ di gel nei capelli, l’abbinamento dei colori dei vestiti.
Mi ritrovo a pensare alla mia, di adolescenza: anch’io esageravo con il profumo, o con il trucco, e giravo per casa come Moira Orfei (ahah!). Le prove allo specchio per far uscire dritta la linea dell’eye-liner, per stendere bene il fondotinta, e adesso che lo so fare uso solo un po’di matita e mascara.
Nel mentre dei miei pensieri, lui termina l’esercizio. Mette via i libri di matematica e prende la tavola di arte: deve disegnare la Venere di Willendorf.
Panico: mi assale l’imbarazzo. Ok, è una scultura, un’opera d’arte, ma è sempre un nudo e sono in difficoltà, incapace di nominare le parti del corpo femminile in presenza di un ragazzino di 11 anni. Infatti non lo faccio, e indicando il foglio mi limito timidamente a suggerirgli “aggiusta qui”, “arrotonda di qua”. Ci pensa lui a fare l’adulto dicendomi di cancellare il “seno”, perché non gli è venuto bene. Ed io mi vergogno ulteriormente, perché sono io l’adulta e non l’ho saputa fare, e in più, in maniera naturale l’ha fatto lui, al mio posto.
E penso al fatto che poi tanto adulta non sono, e nemmeno mi ci sento: la devo fare, ci si aspetta da me che lo sia, mi ci trattano, ma non lo sono.
Sono quella ragazzina che sorriderà sempre, imbarazzata, quando si parlerà di sesso, il cui viso diventerà sempre rosso anche se cercherà di dissimulare.
Sono quella ragazzina che, però, amerà scherzarci su.. come per esorcizzare la sua insicurezza verso quel sesso "anarchico e misterioso" (Loran).
Sono una di quelle due bambine che, guardando Julienne e Michael* abbracciarsi e ballare sul traghetto, dice teneramente che stanno facendo l’amore.

Sarò sempre la “piccola Joey Potter”** che, dovendo ritrarre Jack, di fronte al suo corpo seminudo non saprà se scappare o restare.


*Il matrimonio del mio migliore amico
**Dawson’s creeck

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