18 febbraio 2014

17 febbraio 2014

Dormo da lui, nel suo letto. Tra poco sarà l'alba.
Sento accarezzarmi la schiena, muove la sua mano lungo la mia colonna vertebrale, lui che è così refrattario a fare e ricevere carezze - vanno bene gli abbracci, va bene lo stare appiccicati, va bene il dormire uno sull'altro, ma non gli piacciono le coccole con le mani in movimento, né mie, né sue. 
Io che invece le adoro.

"Non mi avevi mai accarezzata, così."
Silenzio.
"Adesso sei la mia ragazza."

Mi sciolgo.

12 febbraio 2014

Sono entrata in poche chiese

Stamattina mi sono preparata, al solito. Monto sull'autobus, arrivo alla fermata dell'ospedale, dove svolgo il tirocinio, e... non sono scesa.
Sapevo di potermelo permettere, c'era ben poco da fare, e la tutor non ci sarebbe stata... a volte sono loro che mi dicono "Nicoletta, guarda che qualche volta puoi restare a casa...". La diligenza, che brutta cosa.

Stamattina non sono stata diligente - o lo sono stata tanto da sapere che potevo davvero bigiare senza causare nessun problema al servizio (no, essere "irresponsabile" proprio non mi riesce); in ogni caso, in un impeto di "follia", ho proseguito fino a Prato della Valle, volevo fare due passi, approfittando del fatto che c'era il sole, evento più unico che raro nella Padova delle ultime tre settimane (pioggia, pioggia, pioggia).
Sono scesa, e l'aria fresca e punzecchiante mi ha fatto bene. 
La fermata è davanti al monastero di Santa Giustina, rifletto che non ci sono mai entrata, e che per la verità qui a Padova la prima volta che sono entrata in una chiesa è stata qualche mese fa. Dopo tre anni che abito qui. "Trascinata" da qualcuno, per di più.

Così, spingo la porta a vetri interna al portone, e sono dentro. Respiro. Mi piace l'odore delle chiese, soprattutto di quelle antiche. Mi sorprendo ogni volta a pensarlo. E' un'aria fredda, che sa di chiuso, di umido, di legno. 
Ho un corridoio immenso davanti a me, non c'è nessuno, alle 9.10 di mattina. Cammino. Sento i miei passi che risuonano nella navata, le cappelle ai lati fanno da cassa di risonanza e mi rimandano ogni più piccolo suono prodotto dai movimenti della giacca, del ciondolo della borsa, delle scarpe. Mi piace.
Raggiungo le panche, e verso il centro, a sinistra, mi siedo. Mi accorgo di non essere completamente da sola. Ci sono i colombi, i piccioni, o qualche altro tipo di uccello da me non meglio identificato. Stanno su su su, vicino alle finestrelle aperte. E poi esce da una porta un frate, tutto curvo, che cammina lento. Ho temuto che, come nei film, si avvicinasse per chiedere che ci facessi lì, o qual era il motivo della mia visita.
Mi sono immaginata rispondergli "Non lo so... mi sono persa."
E non ho sentito la sua risposta, perché ero concentrata sulla mia domanda. Cosa intendevo? Persa e ritrovatami lì per caso, persa nella mia vita, persa dalla fede, persa...?

Per fortuna ha proseguito dritto, accennando un segno della croce al mio "buongiorno". Ma forse ha colto solo il sorriso, l'ho detto pianissimo, e probabilmente era anche sordo.

Mi sono anche messa in ginocchio, per un po'. 

Non ho pregato. E non ho chiesto nulla. Con le mani perennemente intrecciate.
Non sapevo che ci facevo, lì. 
Ci sono rimasta una mezz'ora buona.

Poi ho cercato qualche moneta, volevo accendere una candela, l'ultima volta che l'ho fatto sarà stato che ero ancora una bambina.
20 centesimi. Nessun offerta. Li ho ritenuti sufficienti per il costo di una candela.
E (ti) ho detto: "d'altronde, non ho neanche chiesto nulla."


Ho sbagliato troppe cose, strade,
sono entrato in poche chiese.