26 dicembre 2011

Una preparazione minuziosa e maniacale per addormentare qualcuno che non c'è.*

 Ed ecco la malinconia del post-feste natalizie. Che si fa beffa di regali, luci, pandori, il rosso e l'oro degli alberi di natale.
Che poi è la solita malinconia. Quella che sopraggiunge in attesa di trovare quel posto.
Tuo, ma che appartiene ad un altro corpo.

L'incavo, tra la scapola e il collo, in cui nascondere il tuo viso, ed abbandonarti. 

*da Biglietti agli amici, Pier Vittorio Tondelli.

13 ottobre 2011

Andrea

Andrea è un obiettore di coscienza. Nel 2002, ancora con l'obbligo di leva, decide di rinunciare alla naja perché pensa che la guerra sia sbagliata, sempre e comunque.
Lo trovi in ospedale, a scontare i mesi che l'avrebbero dovuto preparare ad uccidere, perché decide di dedicare quello stesso tempo alla Vita.
Aiuta il personale infermieristico, Andrea, assegnato suo malgrado al reparto di Ginecologia e Ostetricia, tanto per complicargli un po' le cose, pensa. Con l'imbarazzo che qualsiasi diciannovenne avrebbe avuto nel portare in giro provette di Pap-test appena fatti.

Entra tutto trafelato nella tua stanza, in preda ad un'estasi improvvisa.
Se fossi stato una sedicenne con una menometrorragia che durava ormai da settimane, l'avresti conosciuto anche tu. Ti saresti abituato alla familiarità del suo viso, e lui al tuo. Al fatto di rivedere un viso amico, tutti i giorni.
Vi sareste fatti forza a vicenda, soltato con gli sguardi, due pesciolini che nuotavano alla meno peggio in un mare che non era il loro, che non gli apparteneva.
Ti avrebbe trovata un po' strana, perché il tempo che non passavi a dormire, sfinita dall'anemia, lo impiegavi a fare l'uncinetto, nella sala d'aspetto. Non avrebbe potuto sapere, però, forse solo intuire, che stavi lì per lui, per vederlo anche solo di sfuggita, correre da una parte e dall'altra in base alle richieste dei medici. Altro che militare!
Se fossi stato quella sedicenne, ti avrebbe accompagnata a fare degli esami, e gli avresti vomitato sopra. Lui avrebbe pulito, sorridendo, mentre tu ti saresti scusata, in imbarazzo.
In alcuni, diciamo pure in parecchi giorni, gli avresti prestato poca attenzione. Ma lì per lì non non avresti potuto fare altrimenti. Saresti stata troppo male anche solo per sorridergli.
Nel dormiveglia, però, avresti ascoltato comunque la sua voce.
Perché lui sarebbe comunque passato a salutarti, e se non avesse potuto parlare con te, l'avrebbe fatto con tua mamma, che ormai faceva da chioccia anche a lui.
Le avrebbe raccontato che studiava al conservatorio, e nove anni dopo non ricorderesti più se suonava la viola o il violoncello. E anche tu, se fossi stato quella sedicenne, ancora piena di preconcetti, l'avresti trovato un po' strano per questo.
Avresti sentito come parlava delle sue sorelle e dei suoi nipotini,  di quelle piccole pesti che lo aspettavano nella casa paterna, che gli si buttavano in braccio chiamandolo 'zio'. Inorgoglito.
L'avresti conosciuto attraverso quei racconti, e ti saresti chiesta se lui sapesse o meno che tu stavi ascoltando, anche se gli davi la schiena.
Ti saresti asciugata i capelli una sera, sul letto, e lui sarebbe passato nel corridoio e avrebbe buttato un occhio nella porta, mentre proseguiva. Sarebbe tornato indietro, fermato, avrebbe guardato i tuoi capelli che volavano all'insù e avrebbe detto: "sei un sole".
E tu non l'avresti preso sul serio, fino a che i suoi occhi non te lo avessero confermato.

Sarebbe entrato un pomeriggio nella tua stanza, tutto trafelato ma in estasi. Tu non avresti avuto la forza per parlare, e l'avrebbe fatto tua mamma per te, chiedendogli cosa fosse successo.
Lui, cercando di riprendersi, avrebbe detto che aveva assistito, per caso, all'evento più intenso della sua vita. E lo avrebbe fatto mentre era ancora commosso, mentre balbettava perché ancora pieno di emozione. Passava davanti alla sala parto, e proprio in quel momento, tra le urla della madre, aveva visto uscire il bambino. Sgusciato via dalle sue gambe, preso dall'ostetrica, prendeva il primo respiro della sua nascente vita. Il primo pianto.
E ti saresti stupita, perché un qualsiasi diciannovenne avrebbe raccontato del sangue, sarebbe corso via schifato.


Ma non Andrea.
I suoi occhi dicevano altro, parlavano del Miracolo della Vita.

Se fossi stato quella sedicenne, ogni tanto ti chiederesti che fine abbia fatto Andrea. Ti chiederesti perché, quando sei tornata in reparto per dei controlli, un mese dopo, non l'hai più trovato. Ti chiederesti come trascorre le sue giornate, se è diventato un musicista professionista, se ha avuto dei bambini suoi, di cui avrebbe parlato con la stessa emozione che riservava ai nipoti.
Ti chiederesti se non è il caso di cercarlo, Andrea. Anche solo per ringraziarlo di ogni suo piccolo gesto, di una caramella che ti ha addolcito la giornata, di un the che ti ha riscaldato. O forse era il suo sorriso.
E cercheresti la risposta, facendo passare altro tempo, ricordandolo nella sua tenerezza, e dedicandogli un post sul tuo blog privato.

5 ottobre 2011

respiriamo profondamente come i monaci buddhisti,
per non farsi andare di traverso l'universo.
[V. Brondi]

4 settembre 2011


"Ero infatuata del tipo di amore che avevamo.
Lui viveva a Berlino, io a Dorion St, quindi...credo che fossi innamorata del prendere l'aereo, sai, e, non so, dell'atterrare, dei bar... delle sigarette, e... del vento di un altro posto. Il suo accento.

Non esiste.
E' il concetto che ami.

Ami il concetto più di lui." 

[Les amours imaginaires, Xavier Dolan]

Sarò sempre quello che ha atteso che gli aprissero la porta davanti a una parete senza porta.

Tabaccheria

Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso voler essere niente.
A parte questo, ho dentro me tutti i sogni del mondo.

Finestre della mia stanza,
della stanza di uno dei milioni al mondo che nessuno sa chi è
(e se sapessero chi è, cosa saprebbero?),
vi affacciate sul mistero di una via costantemente attraversata da gente,
su una via inaccessibile a tutti i pensieri,
reale, impossibilmente reale, certa, sconosciutamente certa,
con il mistero delle cose sotto le pietre e gli esseri,
con la morte che porta umidità nelle pareti e capelli bianchi negli uomini,
con il Destino che guida la carretta di tutto sulla via del nulla.

Oggi sono sconfitto, come se conoscessi la verità.
Oggi sono lucido, come se stessi per morire,
e non avessi altra fratellanza con le cose
che un commiato, e questa casa e questo lato della via diventassero
la fila di vagoni di un treno, e una partenza fischiata
da dentro la mia testa,
e una scossa dei miei nervi e uno scricchiolio di ossa nell'avvio.

Oggi sono perplesso come chi ha pensato, trovato e dimenticato.
Oggi sono diviso tra la lealtà che devo
alla Tabaccheria dall'altra parte della strada, come cosa reale dal di fuori,
e alla sensazione che tutto è sogno, come cosa reale dal di dentro.

Sono fallito in tutto.
Ma visto che non avevo nessun proposito, forse tutto è stato niente.
Dall'insegnamento che mi hanno impartito,
sono sceso attraverso la finestra sul retro della casa.
Sono andato in campagna pieno di grandi propositi.
Ma là ho incontrato solo erba e alberi,
e quando c'era, la gente era uguale all'altra.
Mi scosto dalla finestra, siedo su una poltrona. A che devo pensare?
Che so di cosa sarò, io che non so cosa sono?
Essere quel che penso? Ma penso di essere tante cose!
E in tanti pensano di essere la stessa cosa che non possono essercene così tanti!
Genio? In questo momento
centomila cervelli si concepiscono in sogno geni come me,
e la storia non ne rivelerà, chissà?, nemmeno uno,
non ci sarà altro che letame di tante conquiste future.
No, non credo in me.
In tutti i manicomi ci sono pazzi deliranti con tante certezze!
lo, che non possiedo nessuna certezza, sono più sano o meno sano?
No, neppure in me...
in quante mansarde e non-mansarde del mondo
non staranno sognando a quest'ora geni-per-se-stessi?
Quante aspirazioni alte, nobili e lucide -,
sì, veramente alte, nobili e lucide -,
e forse realizzabili,
non verranno mai alla luce del sole reale nè troveranno ascolto?

Il mondo è di chi nasce per conquistarlo
e non di chi sogna di poterlo conquistare, anche se ha ragione.

Ho sognato di più di quanto Napoleone abbia realizzato.
Ho stretto al petto ipotetico più umanità di Cristo.
Ho creato in segreto filosofie che nessun Kant ha scritto.
Ma sono, e forse sarò sempre, quello della mansarda,
anche se non ci abito;
sarò sempre quello che non è nato per questo;
sarò sempre soltanto quello che possedeva delle qualità;
sarò sempre quello che ha atteso che gli aprissero la porta davanti a una parete senza porta,
e ha cantato la canzone dell'Infinito in un pollaio,
e sentito la voce di Dio in un pozzo chiuso.
Credere in me? No, nè in niente.

Che la Natura sparga sulla mia testa scottante
il suo sole, la sua pioggia, il vento che trova i miei capelli,
e il resto venga pure se verrà o dovrà venire, altrimenti non venga.
Schiavi cardiaci delle stelle,
abbiamo conquistato tutto il mondo prima di alzarci dal letto;
ma ci siamo svegliati ed esso è opaco,
ci siamo alzati ed esso è estraneo,
siamo usciti di casa ed esso è la terra intera,
più il sistema solare, la Via Lattea e l'Indefinito.

(Mangia cioccolatini, piccina; mangia cioccolatini!
Guarda che non c'è al mondo altra metafisica che i cioccolatini.
Guarda che tutte le religioni non insegnano altro che la pasticceria.
Mangia, bambina sporca, mangia!
Potessi io mangiare cioccolatini con la stessa concretezza con cui li mangi tu!
Ma io penso e, togliendo la carta argentata, che poi è di stagnola,
butto tutto per terra, come ho buttato la vita.
Ma almeno rimane dell'amarezza di ciò che mai sarà
la calligrafia rapida di questi versi,
portico crollato sull'Impossibile.
Ma almeno consacro a me stesso un disprezzo privo di lacrime,
nobile almeno nell'ampio gesto con cui scaravento
i panni sporchi che io sono, senza lista, nel corso delle cose,
e resto in casa senza camicia.

(Tu, che consoli, che non esisti e perciò consoli,
Dea greca, concepita come una statua viva,
o patrizia romana, impossibilmente nobile e nefasta,
o principessa di trovatori, gentilissima e colorita,
o marchesa del Settecento, scollata e distante,
o celebre cocotte dell'epoca dei nostri padri,
o non so che di moderno - non capisco bene cosa -,
tutto questo, qualsiasi cosa tu sia, se può ispirare che ispiri!
Il mio cuore è un secchio svuotato.
Come quelli che invocano spiriti invoco
me stesso ma non trovo niente.

Mi avvicino alla finestra e vedo la strada con assoluta nitidezza.
Vedo le botteghe, vedo i marciapiedi, vedo le vetture passare,
vedo gli esseri vivi vestiti che s'incrociano,
vedo i cani che anche loro esistono,
e tutto questo mi pesa come una condanna all'esilio,
e tutto questo è straniero, come ogni cosa.
Ho vissuto, studiato, amato, e persino creduto,
e oggi non c'è mendicante che io non invidi solo perchè non è me.
Di ciascuno guardo i cenci e le piaghe e la menzogna,
e penso: magari non ho mai vissuto, nè studiato, nè amato, nè creduto
(perchè si può creare la realtà di tutto questo senza fare nulla di tutto questo);
magari sei solo esistito, come una lucertola cui tagliano la coda
e che è irrequietamente coda al di qua della lucertola.

Ho fatto di me ciò che non ho saputo,
e ciò che avrei potuto fare di me non l'ho fatto.
Il domino che ho indossato era sbagliato.
Mi hanno riconosciuto subito per quello che non ero e non ho smentito, e mi sono perso.
Quando ho voluto togliermi la maschera,
era incollata alla faccia.
Quando l'ho tolta e mi sono guardato allo specchio,
ero già invecchiato.
Ero ubriaco, non sapevo più indossare il domino che non mi ero tolto.
Ho gettato la maschera e dormito nel guardaroba
come un cane tollerato dall'amministrazione
perchè inoffensivo
e scrivo questa storia per dimostrare di essere sublime.
Essenza musicale dei miei versi inutili,
magari potessi incontrarmi come una cosa fatta da me,
e non stessi sempre di fronte alla Tabaccheria qui di fronte,
calpestando la coscienza di esistere,
come un tappeto in cui un ubriaco inciampa
o uno stoino rubato dagli zingari che non valeva niente.

Ma il padrone della Tabaccheria s'è affacciato sulla porta e vi è rimasto.
Lo guardo con il fastidio della testa piegata male
e con il disagio dell'anima che sta intuendo.
Lui morirà ed io morirò.
Lui lascerà l'insegna, io lascerò dei versi.
A un certo momento morirà anche l'insegna, e anche i versi.
Dopo un po' morirà la strada dove fu stata l'insegna,
E la lingua in cui furono scritti i versi.
Morirà poi il pianeta che gira in cui tutto ciò accadde.
In altri satelliti di altri sistemi qualcosa di simile alla gente
continuerà a fare cose simili a versi vivendo sotto cose simili a insegne,
sempre una cosa di fronte all'altra,
sempre una cosa inutile quanto l'altra,
sempre l'impossibile, stupido come il reale,
sempre il mistero del profondo certo come il sonno del mistero della superficie,
sempre questo o sempre qualche altra cosa o nè una cosa nè l'altra.

Ma un uomo è entrato nella Tabaccheria (per comprare tabacco?),
e la realtà plausibile improvvisamente mi crolla addosso.
Mi rialzo energico, convinto, umano,
con l'intenzione di scrivere questi versi per dire il contrario.
Accendo una sigaretta mentre penso di scriverli
e assaporo nella sigaretta la liberazione da ogni pensiero.

Seguo il fumo come se avesse una propria rotta,
e mi godo, in un momento sensitivo e competente
la liberazione da tutte le speculazioni
e la consapevolezza che la metafisica è una conseguenza dell'essere indisposti.
Poi mi allungo sulla sedia
e continuo a fumare.
Finche il Destino me lo concederà, continuerò a fumare.
(Se sposassi la figlia della mia lavandaia
magari sarei felice.)
Considerato questo, mi alzo dalla sedia.
Vado alla finestra.
L'uomo è uscito dalla Tabaccheria (infilando il resto nella tasca dei pantaloni?).
Ah, lo conosco: è Esteves senza metafisica.
(Il padrone della Tabaccheria s'è affacciato all'entrata.)
Come per un istinto divino Esteves s'è voltato e mi ha visto.
Mi ha salutato con un cenno, gli ho gridato Arrivederci Esteves!, e l'universo
mi si è ricostruito senza ideale ne speranza, e il padrone della Tabaccheria ha sorriso.

[F. Pessoa]

27 agosto 2011

Quando una cartellina azzurra entra a far parte dei tuoi nuovi documenti.

19 agosto 2011

111

Sono il prodotto della mia generazione, il risultato del tempo che passa, la vittima del mio orgoglio, una bella distrazione, il silenzio che segue l'applauso, la vertigine quando sei teso. Sono acqua di fonte e il suo contrario, l'attesa o la disillusione, sono gli occhi di un amico, il pericolo improvviso, l'imprevisto che aspettavi, l'ovvio in cui ormai non speravi più.
Sono le storie che invento, sono il vento che hai dentro, sono la favola dell'altroieri e sono quello che vorrai io sia da domani.
Ho visto visi dolci, sorrisi sognanti, sguardi convinti, braccia in alto, orgogli in basso uniti dalla caparbietà di una canzone.
Una sola emozione moltiplicata per tutti ed è stato importante vedere che le note cantate da quel sentimento...fossero le mie.
Sorriderò se me ne darete modo, la mia voce c'è perchè ce ne sono state molte altre ad amplificarne in coro il messaggio. Il mio sguardo rimane alto e fiero pieno di quegli altri sguardi sostenuti con fermezza e partoriti dalla semplicità più disarmante. Per chi ha urlato, versato una lacrima, riso, ballato, osservato, sussurrato o nulla di tutto questo alla ricerca di un gesto nuovo...io sono ancora qui. Per chi quello sguardo non lo abbasserà mai, orgoglioso in un mare di indifferenza, capace di sorridere tra tanta apatia e con la dolcezza di uno sguardo che nasconde la timidezza di ogni domanda senza coraggio...io proverò ad essere ancora con voi.
Voglio dire veramente GRAZIE a chi mi ha sostenuto. "Centoundici" è per tutte le persone che mi sono state accanto negli scorsi due anni, a chi ha creduto davvero nella mia musica ascoltandone le parole senza pregiudizi.
Un grande GRAZIE dal vostro... BIMBO DENTRO!
TzN

QUESTO DISCO E' DEDICATO INTERAMENTE A MIO FRATELLO FLAVIO E SOLO A LUI CHE HA SAPUTO ESSERE "PIU' GRANDE" DI TANTI GRANDI NONOSTANTE I SUOI 12 ANNI. TI VOGLIO TANTO BENE ANCHE SE NON HO IL CORAGGIO DI DIRTELO MAI, SEI IL MIGLIORE!!!


PS.: A quelli che sono stati "contro", agli "amici" persi ancora prima che mi conoscessero davvero invio comunque un sentito "GRAZIE" perchè mi avete insegnato a crescere e a scoprire come non vorrò mai diventare; non soffro affatto se non mi riconoscete nel treno e al contrario di ciò che pensate non vivo aspettando i vostri premi e i vostri complimenti. Ci vuole altro per rendermi diverso e alle vostre lusinghe non crederò mai. Dio mi ha dato la fortuna, mia nonna l'empatia, mia mamma l'istinto e non sarete voi a cambiarmi. La fede nel successo la lascio a qualcun altro.

"La critica è un'imposta che l'invidia percepisce sul merito" - Duca Di Levis -
Respect...always! TzN

10 agosto 2011

4 agosto 2011

Accetti l'invito ad un compleanno che hai declinato per tre anni di seguito.
Jeans più stretti del solito, qualche chilo in meno, scarpe alte.
Baci e abbracci con ex compagne di classe. "Ti trovo proprio bene",  "Non l'avrei mai detto che saresti stata proprio tu a spostarti per studiare!", "Guardati!, sembri un'altra!".
"Come sei cambiata!".
E sorridi, imbarazzata.

No. Sono la stessa cogliona di sempre. Con i jeans stretti, qualche chilo in meno, e le scarpe alte.

19 luglio 2011

Attimi di perfezione 3

Ultima notte a Padova, per adesso.
E lei mi saluta con la pioggia.

E' una serata perfetta.
Di quelle in cui ti senti in pace con il mondo.

Piove, e dalla mia finestra le luci arancioni entrano riflettendosi sulla strada bagnata. Entra anche la musica, balli di gruppo che festeggiano una neolaureata.

Non voglio continuare con "era l'11 gennaio quando sono arrivata qui, piena di paure, e speranze, e bla bla bla".
Voglio solo dire che, quando sono arrivata c'era la nebbia.
Il giorno dopo è spuntato il sole (cosa rara, in inverno, qui), così, mi hanno battezzato come 'quella che porta il sole'.

Adesso piove.
Forse Padova è d'accordo.

15 luglio 2011

Bozze blog

La settimana scorsa l'ho fatto con gli sms, stavolta tocca alle bozze del blog. Perché è tempo di pulizia, è tempo di mettere ordine e, soprattutto, perché ho bisogno di respirare senza nessun peso, o quasi, senza parole che mi ricordano quello che non riesco a fare, o quello che mi fa male, o che mi imbarazzano quando le rileggo, perché appartengono a momenti che sì, fanno parte di me, ma non sono "tutta me".
Avrei potuto dare il giusto spazio ad ognuno di questi post, a tempo debito, completare quelli abortiti.  Ma, per alcuni in modo particolare, mi risultava difficile.
Alcune volte dover tirare fuori cose ad una ad una è più faticoso, che vomitarle tutte insieme.


  • 30/10/10, Sole dentro
Oggi va così: sorrido da sola, qualsiasi cosa stia facendo. E' una giornata di sole dentro.
E quasi ho paura a scriverlo, metti che cambi adesso!

Per la verità non è solo oggi, è un periodo di cambiamenti, credo. Credo e soprattutto lo spero. Ci vuole.
Cambiamenti interiori. Che non ancora emergono, non ancora si mostrano, ma...

Per la loro natura dinamica, i percorsi di cambiamento soffrono di equilibri precari...


  • 4/12/10

e Tyler dice di prestare attenzione perché questo è il momento più importante della mia vita. 

"Perché tutto quello che stato finora è una storia" dice Tyler, "e tutto quello che ci sarà dopo è una storia." [C. Palahniuk, Fight Club]

 

  • 11/04/11

è una cosa=x, non una fottuta storia d'amore
[D. Pintossi] 


  • 12/04/11
Quel momento in cui uno sconosciuto oltrepassa il tuo limite e sei meno spaventata perché hai un alleato in più.


  • 01/06/11, Coazione a ripetere
Ci risiamo. Maporcadiquellaporca. Un giorno conosci un tipo, ci stringi amicizia, ti piace (o forse prima ti piace, così ci stringi amicizia), fai la dolce/carina/simpatica, lui si interessa.. e tu.. tu.. scappi. Scappi. Un po' come Julia Roberts messa di fronte all'altare. Solo che il mio altare è un caffè. Cioè, neanche il caffè. E' l'ipotesi che si possa prendere un caffè insieme.
Sono letteralmente scappata. Dileguata. Respiravo a fatica, anche nell'autobus che mi riportava a casa, anche poi a casa! E devo concentrarmi sulla respirazione anche mentre scrivo...


  • 4/06/11, Io sono qui, e avrei da dire ancora
 ma noi non parliamo più.

E non è un giorno o due. E' tanto, troppo, che non parliamo più. 
Non meriti questo post, non meriti lo spazio nei miei pensieri, non meriti spazio sul mio blog. Eppure. Ti scrivo, e ti penso. E questo mi fa rabbia.

E tu mi chiami, quotidianamente, forse per lavare la coscienza. Mi chiedi le stesse cose, che faccio, come va, e le risposte sono sempre le stesse, "studio", "bene". Anche quando non è così. E poi mi devo inventare qualcosa da dire, altrimenti la telefonata per te potrebbe già terminare. Cerco argomenti che penso possano interessarti, per farti restare ancora un po' al di là del capo del telefono, con me.
E mi sento come quando mi ero appassionata al motociclismo, solo per guardare le gare con te.


Ti sei risposato, hai avuto un altro figlio che adesso ha due anni. Quando vedo i bimbi di colore, e i loro ricciolini neri, penso a lui con un sorriso.
Scusami, però. Faccio ancora fatica a chiamarlo "mio fratello".
Ma mi impegno: non per te, tu non lo meriti. E' per me, per questa cazzo di "morale" che mi ritrovo, che mi obbliga a fare la cosa giusta anche quando vorrei mandare il mondo a fanculo. Che mi dice che lui non c'entra niente.
Già, lui non c'entra niente. 

Beh, anch'io, in tutto questo, non c'entravo niente. Mi c'hai tirato in mezzo, e io non so nuotare. Mi dimeno nell'acqua, galleggio, forse. 
Riesci a vedere quanto sono brava?

No. Tu non lo vedi perché importa solo quello che vuoi tu.
O forse sì, ma tu tanto non dici niente.
Non ho nessun ricordo di te che mi dici "brava". Nessuno.
Solo tanti "hai fatto il tuo dovere". 
 

Ti vedessi almeno felice. Forse è questa la cosa più straziante.


Ed io farei di più di ammettere che è tardi
Come vorrei…
Potere parlare ancora, ancora.



E a fine post, mi accorgo che è venuta fuori una roba strappalacrime, quello che mi ero ripromessa di non fare. Bravo papà, ce l'hai fatta di nuovo. Vai a fanculo, papà.


Forse mi basta respirare,
solo respirare, un po'.



  • 22/06/11
P., scopami.
Ti stupirai di questa richiesta, ma io non posso non fartela.
Scopami.
Te lo chiedo così, usando quest’espressione volgare che non mi appartiene, sporcandomi la bocca perché voglio che non sia ‘solo’ amore, che non sia ‘solo’ tenero sesso. Voglio che sia sudore e lacrime, voglio che sia denti che mordono le labbra, voglio che sia carne e sangue, voglio che sia corpo.
Voglio non pensare, per una volta. Staccare la testa e abbandonarmi a quelle sensazioni che non conosco. Sensazioni dalle quali sono sempre fuggita, perché mi spaventano. Ho bisogno di una resa. Non voglio più tremare. Non voglio che le mie paure superino più i miei desideri.
Sporcami. Salvami.
Restituiscimi a me, alla vita. Te ne sto lasciando le chiavi.
Portami lontano. Fammi scoprire che si può abbandonare la razionalità, senza che succeda nulla di male. Portami dove è solo istinto, bisogno, desiderio. Sensazioni primordiali, ancestrali.
Voglio i brividi mentre mani, altre dalle mie, mi sfiorano la schiena. Voglio la tua lingua nella mia bocca, sul mio seno, tra le gambe. Distruggi le mie barriere, le mie difese. Annientami, e poi fammi rinascere sotto il tuo respiro. Leccami, e lava le mie paure con la tua saliva. Bacia le mie palpebre, e succhia via quel velo di malinconia dai miei occhi. Voglio sentire il peso del tuo corpo, muoverti sopra di me. Voglio conoscere il sapore di un uomo, il tuo sapore. Voglio la paura che cresce aspettando l’affondo che mi porterà via da me, più vicina a me.

Voglio ricongiungermi a questo corpo che ho odiato, e disconosciuto, voglio riconoscermi in lui. Guardami, e permettimi di riconoscermi.
E voglio che sia tu. Voglio che venga da te. Perché non ti conosco, perché sei strano, perché sei puro. Perché sei indifeso, come me. Perché non potrei chiederti altro. Perché leggo nei tuoi occhi le mie stesse paure, il mio stesso, disperato, bisogno di tornare a vivere. (Tornare?) Cominciare, a vivere. E non si vive, si sopravvive, utilizzando solo pochi colori della tavolozza. Voglio un’overdose di colori. Non voglio il rosso, il giallo, il verde. Voglio la LUCE. Tutta. Ho bisogno, abbiamo bisogno, di conoscere tutto, e tutto insieme. Perché altrimenti continueremo a fuggire da quel giallo, da quel rosso. Io non voglio più fuggire. Io voglio arrendermi all’arcobaleno.
Non mi importa che sia un errore. Voglio sbagliare.
Voglio poter sbagliare.

Lo chiedo a te, perché mi dirai di no.
Ma io te lo sto chiedendo, comunque. Adesso.

Sporcaci. Salvaci.

8 luglio 2011

Nessuno sceglie di essere strano.

La maggior parte delle persone non si accorge di essere strano 
finché non è troppo tardi per cambiare.

Ma per quanto strano tu possa essere, 
è possibile che al mondo ci sia qualcuno che ti voglia.

A meno che, naturalmente, non ti stia già dimenticando.

Perché, quando si tratta dell'amore, 
neanche gli strani possono aspettare per sempre. 
[Grey's Anatomy]

4 luglio 2011

Rovistando tra gli sms non inviati

Ogni tanto mi trovo a fare ordine nella cartella delle bozze del cellulare, in cui salvo i messaggi che non invio, ma che uso anche per appuntarmi frasi e pezzi di mondo presi qui e là, o canzoni che dovevo risentire, o ascoltare per la prima volta. Apriamola insieme.

01/07/2011, ore 12.43
13.47

E' l'oriario dell'autobus, il 15, che mi serviva per andare a fare l'esame, oggi. Teniamolo, và, potrebbe servirmi per altre cose.

30/06/2011, ore 20.57
192.168.64.15

 Codice IP della residenza universitaria, comune per tutte le stanze, per colpa del quale non posso usare megavideo o scaricare nulla, visto che risulta che ne sto già usufruendo (altri che arrivano prima di me!).
CANC.

29/06/2011, ore 13.16
Mami, mi paghi il biglietto del treno prima che torni? Il codice è B6XD6.
Questo l'avevo inviato, ma poi l'ho anche salvato per tenermi il codice PNR da dare al controllore!
CANC

25/06/2011, ore 17.38
Autoscatto di noi.

Mh. Mi era tornata in mente questa frase ma non ricordavo se era inserita in una canzone o ne era il titolo. Poi ho controllato. Fa parte di questa. Ma continuo a tenerlo perché mi piace.

20/06/2011, ore 22.39
Ti amo. Amo di te tutto ciò che fa male.

Magari l'avessi inviato, o ricevuto. E' solo un pensiero sentito chissà dove.

19/06/2011, ore 21.22
Winnipack

Ecco, l'avevo sentito in una trasmissione e mi ero chiesta se era la località di cui scrive Baricco in Castelli di Rabbia. No, quella era Quinnipack.
CANC


19/06/2011, ore 20.13
Domani dovrei riavere il pc. Wait for me! :* Mi manchi tantissimo!
Ahah, io e il mio complesso di rompere le scatole alle persone.
CANC

18/06/2011, ore 9.55
Il segreto è fingersi normali.


17/06/2011, ore 15.45
I tuoi occhi come vuoti a rendere.
Io e mia sorella, sul letto, mp3, un auricolare ciascuno. Le facevo ascoltare questa, nella sua versione, che A D O R O.

16/06/2011, ore 00.05
Quando saremo due, anche l'UNIverso cambierò nome. Sarà DIverso.
Erri De Luca, a Invincibili.


08/06/2011
La panchina Agliardi, Ti voglio tanto bene Nannini, Ci sei sempre stata Ligabue
Questa è una lista (temporanea) di canzoni dalla quale sceglierò una da dedicare alla mia migliore amica, nel suo compleanno (sarà il 5 agosto, ma che volete, io mi anticipo! :P). Spero che non legga questo post. :D
La prima me l'ha fatta scoprire un mio amico (che invece leggerà, spero). Bellissima. :)

09/05/2011, ore 11.14
Ruggero Chinaglia.
Mboh! andiamo a controllare insieme che sia.. "psicoanalista che lavora a Padova bla bla".. Ma perché me lo sono appuntata? L'avranno citato a lezione? Presentava qualche libro? Boh!
CANC


05/04/2011
Allen Wheeis, 1956

Questo me lo ricordo, è l'autore di qualche libro universitario che dovevo guardare, che doveva interessarmi per qualche motivo.. teniamolo ancora, prima o poi lo controllerò!

11/03/2011, ore 10.34
Dimenticare il dolore è difficilissimo, ma ricordare la dolcezza lo è ancora di più.

Diary, C. Palahniuk. Lo stavo leggendo allora.

02/03/2011, ore 9.57
E' una storia finita, non chiusa.
Eh. Gulp. :°
[Credo di averla scritta io.]

18/02/2011, ore 9.53
"Io, a rincorrerti, a dirti che."
Scritto in un momento di sconforto. E' così che mi sento, con la maggior parte delle persone importanti. Sono sempre quella che insegue, che rincorre. Sono così stanca di correre.

18/02/2011, ore 9.01
Tu, sorridi poi ti butti giù.

Stavo ascoltando questa canzone a ripetizione, quella mattina, evidentemente. Beh, questa sono io, era per me.

18/02/2011, ore 00.09
Leptina ormone dell'obesità
Ahahah, devo ancora approfondire il legame tra Leptina e obesità! Diciamo che è un argomento che mi tocca da vicino :P

16/02/2011, ore 00.04
Nulla era diventato, tutto era rimasto sospeso, implicito, potenziale. Niente da fare per lei. Ancora una volta, niente da fare.
L'ho scritto io? L'ho sentita da qualche parte? Non ricordo proprio.

14/02/2011, ore 14.34
"E' così che ho anche saputo, capisci - che non appartieni a me." Sorrise. "Ma cerchiamo d'essere quel che siamo, l'uno per l'altra."
"Finché possiamo?" dissi io, guardandola.
"Sì, finché possiamo." 

Oh. :° Questo è un pezzo dell'ultimo libro di Balwin che ho letto. Ogni volta che la rileggo è un pugno nello stomaco, ma non posso smettere di continuare a farmi male.
[qui ci sono le altre note http://www.anobii.com/note_create?itemId=0122c20e44317c7ca3]


14/02/2011, ore 00.28
A mano a mano, Cocciante.
Questa l'ho scoperta quella sera, guardando Amici. Non la conoscevo. A qualcosa serve anche Maria De Filippi!

13/02/2011, ore 19.09
Prendete in considerazione solo ciò che non si vede.


02/02/2011, ore 16.27
Shenker
E' una scuola per un corso d'inglese qui a Padova, ma siccome per adesso non me lo posso permettere, CANC


31/01/2011
Teatrodellinutile

Compagnia teatrale. CANC

01/01/2011, ore 14.48
La canzone dell'amore perduto.

01/01/2011, ore 14.36
The Scientist, Coldplay


05/10/2010, ore 12.35
Ti lascio una canzone, Paoli


02/10/2010, ore 14.56
Benvenuto all'inferno
Non ricordo bene, ma sono quasi sicura che c'entri ancora Amici. In ogni caso non m'interessa più, CANC.

29/06/2011, ore 23.06 [il mio tel. è impazzito? che fa, torna indietro (cioè, in avanti)? o.O]
Ok vaoi.
Ho pure sbagliato a scrivere. Boh. CANC

00/00/0, ore 00 [Ok, il mio tel è impazzito, definitivamente. :|]
I migliori ani della nostra vita.
Ahahahah (che figuraaaaa). :'D Ehm, non ho sbagliato a scrivere.:P Era una cosa simpatica che avevo sentito non so dove (forse proprio in un live di Renato Zero in cui non calcava -sembrava di proposito- la doppia N?) e che dovevo suggerire a lui per farne quello che voleva (es. nota su facebook) :P e poi me ne sono dimenticata!
Gaià, sentiti autorizzato ad usarlo! :D

00/00/0, ore 00 
Si comunica al sig. Adelio I**** che, in vista dell'età che avanza, può ritirare gratuitamente un omaggio, che consiste in un badante, accuratamente selezionato..
[pezzo rimasto salvato di un messaggio per il compleanno di un caro amico, che continuava pressappoco così] "..dalla sua fidata, con particolare riguardo alle misure (del piumino per spolverare). Nel caso in cui non dovesse servirle, può rinviare il tutto senza spese aggiuntive direttamente alla selezionatrice, che ringrazia anticipatamente. :P"
[sua risposta: "No no, io me lo tengo tutto per me" ..TIRCHIO!!]
CANC (ormai il badante è andato)

00/00/0, ore 00 Ultimo tango a Parigi.
Film che non ho mai visto.

00/00/0, ore 00La voce del padrone. E ti vengo a cercare. Le passanti.
Credo siano canzoni (?) citate nel libro di  Brondi, Cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero. Che non ho ancora avuto modo di sentire.


30/06/2011, 6.28
Ma che loschi, dormivano tutti (letteralmente :P)!
Messaggio per Brondino, anche se poi mi sa che gli ho scritto qualcos'altro.. mi pare!

00/00/0, ore 00
Fenila...
"Fenilalanina", ma non riuscivo a ricordare il nome. PERCHè ho la fenilalanina sul telefono, nelle bozze? o.O
boh! CANC


00/00/0, ore 00
Heart
? boh. CANC


30/06/2011, ore 14.32
01 024
Studio del prof. per registrare il mio 28, venerdì! Yeeah :D


00/00/0, ore 00.00
Uuuh, ma oggi sei da Lingiardi? Mandagli tanti bacini da parte mia!!! :-)
Oh, noooo! Ma non te l'ho inviato questo messaggio?? Quindi niente bacini da parte mia a Lingiardi?? :'(


00/00/0, ore 00.00
ren****@******.**
Indirizzo email di un amico di corso. CANC, l'ho salvato nei contatti!

00/00/0, ore 00.00
Annamaria L****
"Cercami su fb". Aggiunta. CANC


00/00/0, ore 00.00
B3S3XN
Altro vecchi codice PNR. CANC

3 aprile 2011

Attimi di perfezione 2

Il mio piede nudo è accanto alla porta, sente lo spiffero d'aria che filtra e arriva dal corridoio. E' perché sono stesa sul pavimento, a pancia in giù, mentre scrivo. Ogni volta mi dimentico di quanto mi piaccia sedermi a gambe incrociate, o allungarmi, per terra. Sono qui, da tre mesi, e non era ancora successo.
Non che dovesse succedere per forza, però.. mi piace questo modo di rapportarmi con l'ambiente. Cambiare il punto di osservazione. Sentirsi più piccoli. Guardare dal basso verso l'alto. Che poi corrisponde allo stesso approccio che dovremmo avere con i problemi.. spostare il punto di vista. Pensiero creativo, lo chiamano.

E mentre penso questo, mi rendo conto che forse, semplicemente, questa stanza, e questa vita, le sento un po' mie. Un po' di più.

28 marzo 2011

2 volte, 3 ore.

sarà anche che il gioco si cambia da dentro
ma alla fine e' giocare che ti cambia dentro


Oggi piove. Stamattina c'era un cielo grigio. La giornata è iniziata ascoltando l'ultimo disco di Niccolò Fabi, un cantautore che conosco poco, purtroppo (colpa mia). Mi riempio di una dolce malinconia. Sono andata a lezione, e siccome ero in tremendo anticipo, mi sono seduta in un'aula vuota ad ascoltare l'album che nel frattempo avevo trasferito sul mio mp3. Mentre scrivo, adesso, ci sono ancora le sue note che fanno da sottofondo al battito dei tasti, e dei miei pensieri. Mi sono seduta, ascoltavo le sue parole, e per caso vedo una scritta piccola, ma ricalcata più volte, sul banco.
Voglio 
stare 
bene.
Ci mancava solo la scritta. :°
D'impulso prendo il cellulare per mandarti un sms, ma poi realizzo che non ho il tuo numero. Non so chi sei, non ti conosco, ma avrei voluto mandarti un sms, condividere con te questo mio stato d'animo.. L'avevo anche cominciato a scrivere, solo dopo mi è venuto in mente che non avevo un destinatario a cui spedirlo.. credo che una parte sia rimasta nelle bozze, accanto a tutte le cose che non sono mai riuscita a dire.
Tornando a casa, ho pensato a queste righe da scrivere sul blog. Non so quale particolare combinazione di eventi si scateni quando sono in autobus, ma succede sempre che i miei pensieri assumono una forma molto, molto discorsiva, mentre invece negli altri momenti sono tutti aggrovigliati. Sarà stato complice anche il tempo, e Fabi nelle orecchie.


Non so chi sei, dicevo, conosco a malapena il tuo nome e poco altro che ci siamo detti l'ultima volta, mentre andavamo a riprendere io l'autobus, e tu la macchina. Mi ha fatto piacere scambiare due chiacchiere con te.
Parlare. Perchè invece, in quei due incontri, di tre ore in tutto, ci siamo limitati a guardarci, e a sorridere, contemporaneamente. E poi ad abbassare gli occhi.


magari fuggire non e' la soluzione
magari fuggire e' una resurrezione


Però.. credo che il significato che attribuiamo a quegli sguardi, e a quei sorrisi, è tutto in confronto a quello che di più o meno importante potremmo mai dirci. Il fatto è che negli stessi momenti, nello stesso momento, io mi rispecchio in te, e tu, credo, altrettanto in me. E un condividere le stesse sensazioni.  E' una conferma al fatto che non siamo soli, che il nostro imbarazzo, il disagio che proviamo a stare in mezzo alla gente, la nostra introversione, non è solo "mia" o "tua", ma "nostra". Ed è bello.
Ecco, quando sorridi io mi sento a casa. Perché so che tu mi capisci, che anche tu 'funzioni' così. E mi passa un po' di paura.
Non so perché il caso ci abbia fatto mettere uno di fronte all'altro, la prima volta, e poi abbiamo continuato a tenere gli stessi posti. Ma lo ringrazio, perché credo che avrei partecipato meno attivamente al corso, e mi sarei sentita più in imbarazzo, se non avessi avuto il tuo sguardo a sostenermi, come a dire "anch'io mi sento così", o il tuo sorriso a rassicurarmi.
Quindi grazie di esserci. Di essere "te". E anche un po' "me".
Io non ti conosco, è vero, ma forse so chi sei.  Magari, se non basta una vita a conoscere una persona, basteranno, per assurdo, tre ore. Io credo di sapere chi sei, o almeno quella parte che è così vicina a me.





Non so se ne sei al corrente, il 25 marzo è stata la giornata di un iniziativa che riguarda la lettura; l'iniziativa consiste nel regalare un libro ad uno sconosciuto. E io.. beh, non l'ho ancora fatto. Perché voglio che quello 'sconosciuto' sia tu, ma finché continueremo a vederci non ne avrò il coraggio. Quindi, magari, lo farò l'ultimo giorno che ci vedremo.
Sulla scelta del libro da regalarti, non ho dubbi. Parla di uno che è come me, e come te.
Che ci ha messo una vita per trovarsi sulla scaletta di una nave. L'ho capito solo adesso, credo, qual era il punto: il punto non è avere il coraggio di 'scendere', ma di mettersi su quella maledetta scaletta. Scegliere di stare lì, di trovarsi nella terra di mezzo, tra un sì e un no. E poi fare un passo. Non importa se in avanti, o indietro, se a sinistra o a destra. Se "fuori o dentro". Ma fare il passo.
Sarai tu, il mio passo?

a volte un'isola è la cura del tempo
a volte un'isola è solo isolamento

è come cadere al buio
scegliere


Forse scriverò sulla prima pagina di quel libro anche il link di questo post. O forse no.
Ma so che se non sarà così, tu lo capirai.
Non lo saprai ma, sorridendo, capirai.



io non so se ritornare
quale vuoto sia peggiore
se avro' forza per trattare
se serve più coraggio a stare fuori o dentro

 

27 marzo 2011

Che io ti voglio bene a fondo perduto.

Le frasi che cominciano con 'che'. I capelli che tagli da solo. I 'soliti due accordi'. Un piede che sfrega l'altro, per l'imbarazzo. Le occhiaie (eheheh). L'accento. La frequenza con cui usi 'propinare' e 'inverosimili'. Il fatto che mi abbia conquistato in così poco tempo. L'aura di mistero che ti porti dietro.
Le tue sigarette, la tua voce.
La tua 'zeta' e le 'e' chiuse. Le stonature. "I dieci grammi nel tuo rreggiseno". Gli angeli froci. I tuoi sussurri.
Le tue canzoni "d'amore e di merda", come le definisci tu.

(ritrovato nelle bozze del 01/01/2011. neanche il primo dell'anno avevo di meglio da fare che pensare a lui. *_*)

tu che eri qui.. grrrrrrrrrr. :p



E tutti i nostri 'no' dove vuoi che ci portino.

23 marzo 2011

Catarsi

Voglio la cintura di Seth attorno al collo. Voglio le dita di Seth in bocca e le sue mani che mi aprono le ginocchia e poi le sue dita bagnate che mi frugano dentro. (...)
Voglio che la barba corta e ispida attorno alla bocca di Seth mi si sfreghi contro finché non mi farà male pisciare. (...)

E io voglio Seth morto. Peggio che morto, lo voglio grasso e gonfio d'acqua e insicuro ed emotivo.

Se Seth non mi vuole, io voglio non volerlo.

[Invisible Monsters, C. Palahniuk]

13 marzo 2011

C'erano cose che volevo dirgli. Ma sapevo che gli avrebbero fatto male. 
Così le seppellii e lasciai che facessero male a me. 
[J. S. Foer, Molto forte, incredibilmente vicino]

2 marzo 2011

Ci vuole una certa dose di coraggio per accendere un microfono e dire anche solo
"pr pr prova, sa sa sa".

25 febbraio 2011

I'M YOUR PERSON

Io e lei, sedute in un caffè.
Meredith e Cristina.
In realtà, solo due vecchie amiche che giocano a impersonarle.
O meglio, che le 'invidiano': lei vorrebbe avere l’uomo della prima (buongustaia.. anche se non è propriamente il mio tipo.. I WANT GEORGEEEE!:P), io il carattere della seconda.

Silenzio. Siamo in quel momento della conversazione dove si abbandonano i convenevoli, il tono della voce si fa più basso, e si aspetta che una delle due parta con la propria confidenza.
La sua è tenerissima. :’)
Mi confida che proprio prima della vacanza a Perugia, dalla quale è appena tornata con il suo fidanzato, hanno avuto un ‘piccolo’ sobbalzo al cuore, neanche totalmente rientrato, tra l’altro, visto che dovranno ripetere il test di gravidanza per un ulteriore conferma negativa.
Le mie lacrime di felicità partono, comunque.
Sebbene razionalmente capisco che la possibilità che lei sia incinta è remota, visto già il primo esito negativo, non posso fare a meno di immaginarla madre.
Ancor di più quando mi rivela che, pur avendo considerato la possibilità di prendere la pillola del giorno dopo, l’avevano poi scartata.
Cioè, sarebbe stata pronta a diventare madre. Lei e il suo ragazzo, possibili genitori. E a questo pensiero, davvero, trabocco di emozione.

Cristina avrebbe detto che è meglio così, che non è il momento giusto, c’è l’università da finire, un lavoro da trovare, e poi i bambini piangono, e pisciano, e cagano.

Beh, io… io non sono Cristina. Per fortuna.
E lei non ha bisogno di quel Derek, perché il suo Derek l’ha trovato.
Un Derek che la fa sorridere, che la fa stare bene.
(Grazie, Derek. Perché io così serena non l’ho mai vista. :’) )

Forse non saremo Meredith e Cristina, ma le continuerò (ci continueremo) comunque a dire “Shut up! I’m your person.”



Perché mi è tornato in mente adesso? Perché lo racconto? Non so. 
Ma l’idea di vederla, un giorno, con il pancione, mi riempie di gioia. Che bella sarà, la “mia persona”. *_*
Quando sarà. :)

(Nota per Meredith: sappi che io e il tuo Derek a Cuba ci andremo però, eh! :P Senza di te, ovviamente, come concordato! :P)

21 febbraio 2011

Attimo di perfezione n.1

19/02/2011, ore 12.16
Treno. Posto finestrino. Mare. Le pagine di un libro, sulla sinistra del tuo campo visivo, e le onde che brillando al sole, sulla destra.

5 febbraio 2011

Carta verde

Passeggi per il centro di Padova, cercando la sede di un'associazione. Sai già che non la troverai, hai troppe poche informazioni; non importa, avevi bisogno solo di respirare, e di una scusa per uscire.
Passeggi per il centro di Padova, e sulla tua destra sfiori un negozio di abiti da sposa. I tuoi occhi si posano su quella stoffa candida in primo piano, appesa ad un manichino inanimato. Ci sono le luci giuste, le paillette che scintillano, petali ad addobbare la vetrina. Sei in "età da marito", dovrebbe farti un qualche effetto. Invece nulla. E un po' te ne compiaci, in fondo sei sempre stata un po' indifferente a queste 'frivolezze'; ma un po' te ne stupisci anche: quand'è che sei diventata così tanto indifferente?

Passeggi per il centro di Padova, e quando hai rallentato un po' il passo per acchiappare i tuoi pensieri su quell'abito, e registrare le tue non-emozioni, nella tua visuale entra un uomo. Cammina in direzione opposta alla tua, avrà trent'anni o poco più. Non bello, né attraente. Il cappotto che si apre sul fondo, calciato dai suoi passi, di un marrone troppo chiaro per la sua età. Avanza a passo spedito, in una mano trattiene una valigetta. Nell'altra, un mazzolino di fiori, tenuti insieme da una carta verde. Non rose, orchidee, fiori raffinati: sono fiori di campo, o comunque gli somigliano molto. Alcuni sono rossi, ricordano i papaveri; altri hanno lunghi steli, con piccoli boccioli gialli distribuiti sulla lunghezza; fiori semplici, e per questo più delicati, più preziosi, come lei. Quasi di fronte a te, li guarda, a sincerarsi che l'andatura sostenuta non li stia sciupando troppo; o forse, pensa al viso di lei che li riceverà, e per questo gli angoli della sua bocca vanno leggermente all'insù.
L'uomo guarda in avanti, determinato, neanche incrocia i tuoi occhi, come fossi invisibile. Ti supera. E allora ti volti tu, vorresti dire qualcosa, vorresti fermarlo, allungare la tua mano sul suo braccio e dire "sono qui. se i fiori sono per me, io sono qui." Ma lo sai già, che quel gesto non è per te, e non ti volti per fermarlo. Ti volti solo per guardarlo un'ultima volta, prima che le vostre strade si dividano definitivamente. Ti volti perché hai bisogno di vedere che quel cappotto color sabbia sta scivolando via lontano da te, e più vicino a lei.
Lo accompagni con lo sguardo, e le emozioni ti sopraffanno.


Passeggi per il centro di Padova, e, in direzione opposta alla tua, la Vita che va incontro alla Vita. Ti rimangono le lacrime sulle guance, a bagnare e benedire quel passaggio.

23 gennaio 2011

Sorridi. Sei su Scherzi a parte.

La porta è davanti a te, da tutta la vita.
Hai smesso di bussare, concentrandoti sulle finestre, i mobili, le tende, tutto ciò che le è intorno, tutto ciò che è intorno a te, tutto cio che riempie lo spazio tra lei e te, fino a quando quella porta è quasi scomparsa, confondendosi con l'ambiente circostante. Non aveva più rilevanza, i tuoi colpi sono diventati più sporadici, poi hai smesso.
Le finestre sono luminose, le tende colorate, i mobili nuovi.
La porta non c'è più, o non la vedi tu. In ogni caso, non ti importa più. Credi.

Poi, un giorno, quella porta si apre. FLASH.
Non hai bussato. Perchè si è aperta? Perché, adesso?
La guardi, disordientata.
Le finestre ridiventano buie, le tende velate, i mobili inconsistenti.
Tutto intorno a te è trasparente.

Non sai neanche se alzarti dalla sedia e andare verso di lei, per lo sgomento.
Non ci pensavi più. Perché adesso?

Non hai neanche il tempo di realizzare:
SBAM. La porta si richiude.
FLASH.
Benvenuti su Scherzi a parte, sembra dire.

E' bastata una frazione di secondo.

Per riabituarsi a vedere le finestre luminose, le tende colorate, e i mobili nuovi, servirà nuovo tempo.
L'hai fatto una volta, sai che puoi farlo ancora.
Ma, a differenza della prima, sai anche che, adesso, è un'illusione.
Le finestre non sono luminose, le tende non sono colorate, i mobili non sono nuovi.
Lo saranno, presto, nella tua testa, con l'aiuto dell' LSD naturale.

Non so se l'avrei varcata quella porta, sai? Se fosse rimasta aperta, intendo... Il mondo al di là non è il mio. Io non gli appartengo. Mi sarebbe bastato solo affacciarmi, mettere il naso oltre. No, forse neanche. Forse non avrei neanche guardato dentro. Avrei solo poggiato i miei piedi sulla soglia, sul confine. Quello che avrei voluto, sarebbe stata solo una possibilità. La possibilità che, in un altro tempo, in altre circostanze, sarebbe potuto accadere. In questo tempo, e in queste circostanze, non l'avrei fatto accadere io.

Avrei voluto solo poggiare i miei piedi sulla soglia, sul confine.
Avrei voluto essere io, il tuo confine.

16 gennaio 2011

Perché tutto quello che è stato finora è una storia.
E tutto quello che ci sarà dopo è una storia. 
[Chuck Palahniuk - Fight club]

7 gennaio 2011

Déjà vu

SOUVENIRS ADOLESCENZIALI
Torna a suonare a quel dannato citofono, a dirmi che è “il lupo”.
A farmi improvvisare cene per i tuoi amici che non conoscevo, a farti maledire perché neanche avvertivi.
Torna a farmi ridere, mentre comunicavi a gesti con una tedesca dai capelli biondi e verdi.
Ad emozionarti leggendo una lettera che parlava di me.
Torniamo in quella macchina parcheggiata fuori da un cimitero, a chiedermi cosa fossero le mestruazioni. A fregarcene insieme della mia timidezza dodicenne nel risponderti.
Sul motorino, davanti alla chiesa, a raccontarmi della tua prima volta. Ad imbarazzarti, perché poco prima ne avevi fornito una versione diversa ai tuoi amici.
Torna a passarmi intorno il tuo braccio, quando appoggiavo la testa su di te e guardavamo la tv sul divano. E ti accarezzavo i peli della gamba facendoti il solletico.
Torna a dirmi che sono bella, perché ho messo un po’ di rimmel e le lenti a contatto.
Torna a farmi male, mentre guidavo verso il mare, dicendomi qualcosa che forse, forse, non avrei voluto sapere. Torna a pentirti per avermelo detto, a rabbuiarti per aver capito che non avresti dovuto.
Torniamo, nelle sere d’agosto, a dormire nel letto di tua nonna, a scoprire insieme che anche i bambini compiono carezze da adulti.
A vergognarci sorridendo quando da grandi, ripensandoci, ci guardavamo negli occhi.

L'avevo scritto un po' di tempo fa. Non l'ho voluto pubblicare, avevo la sensazione che fosse incompiuto.
Che noi fossimo incompiuti.

Due giorni fa sei passato, hai suonato.
"Chi è?"
"Il mostro."
"..."

E' cambiato tutto.
Il lupo.

Non tornare più.
Dovevi dire "il lupo".