22 giugno 2014

Lettera ad un amore forse mai nato

ore 22.00, 21/06/2014

Due settimane.
Due settimane di merda.

Non ti ho mai scritto una lettera. C'ho provato, tempo fa, per il mio compleanno, ma poi... mi era sembrata forzata, incompleta, inconcludente... ho rinunciato.

Ti scrivo adesso, in questa occasione "brutta". Non mi viene altro termine. Non so tu, ma io ho passato due settimane brutte.
Ci siamo dati quest'assurdo appuntamento, a 15 giorni di distanza. Due settimane di silenzio, dopo esserci sentiti TUTTI i giorni per otto mesi di seguito.

Mi sei mancato.

Sai la prima cosa che ho fatto, appena risalita a casa, domenica? Ho preso tutte le cose che ti riguardavano, e le ho seppellite nella "tua" scatola. L'ho fatto prima che cominciassero a far male, l'ho fatto trattenendo il fiato. Il giorno dopo mi sono accorta che ne mancavano di cose... la piastrina, il pezzo del tuo pigiama, il tuo spazzolino in bagno.

Ho avuto voglia di chiamarti, la notte soprattutto, quando mi addormentavo piangendo. E ho avuto voglia di picchiarti, per farti male tanto quanto me ne stavi facendo. Ho avuto voglia di scoparti, di scoparti e di farmi scopare. Ho avuto voglia dei tuoi abbracci, di dormirti addosso, della tua barba, di parlare col tuo cazzo. Ho avuto voglia di te che giocavi con le mie tette, di te che mi chiami "terruncella". Ho avuto voglia del tuo "ciaO" al telefono, della tua voce...
Ho avuto voglia di TE.

Ma ho resistito.
L'ho fatto per noi, come ogni cosa. L'ho fatto perché avevi bisogno di riflettere, e soprattutto, perché sapevo che era la cosa giusta.
Non andavano bene le cose, ultimamente. E quand'è così, andare avanti per inerzia non è salutare. Avevamo bisogno di fermarci e di prenderci un momento per noi stessi.
Mi è servito. L'ho odiato per tutto il tempo, ma forse è servito anche a me. Non tanto per farmi "decidere" (la frase di un libro che mi piace dice "non c'è niente da decidere, c'è solo da accettare"), quanto a farmi vedere forse dove avevo sbagliato anche io.

Credo che mi stavo perdendo, in questo rapporto. Il che è bello, ma non è salutare, per me. E se negli ultimi tempi ho dato "di matto", portandoci a litigi estenuanti, è perché stavo facendo da troppo tempo anche la tua parte, e ne ero - legittimamente - stanca, ma era una cosa che avevo scelto e fatto io.

Quello che sto cercando di dire è che TI AMO.
Ma non può bastare il mio amore, per entrambi. Non può essere l'unico carburante, l'unico motore della coppia. C'è bisogno della tua parte, se vorrai. Se pensi che ne valga la pena.
Ne ho bisogno io, ho bisogno di sentirmi amata e ricambiata, è nel dare e ricevere che si genera l'amore, dare tutto e basta è masochismo, è il non amare sé stessi.
"Ama il prossimo tuo come TE STESSO."
Negli ultimi tempi, facendo anche per te, non mi sono amata. Non mi sono rispettata, e questo non va bene. 
Queste due settimane mi sono servite perché sono state un primo passo verso questo, verso il rispetto di me. E sai, mi sono servite anche per capire che se tra noi è finita-finita, comunque sopravviveremo. 
Staremo bene, tra qualche tempo, se ci lasceremo.
E staremo bene, se tornassimo insieme.
Comunque andrà, "everything's gonna be alright."

Quindi... non so, sto cercando con queste rassicurazioni di lasciarmi indietro la paura di questi giorni, il dolore dei primi giorni, la rabbia dei giorni intermedi, e la paura che sento negli ultimi giorni.
Paura di rivederti. Paura che andrà bene, paura che andrà male. Ho paura che domani ci troveremo a disagio come due sconosciuti, e ho anche paura che queste due settimane - e il dolore di queste due settimane - non contino niente. Paura di finire a letto insieme, e anche paura che questo non succeda. Ho paura di sentirti dire che mi rivuoi - a quali condizioni? - e sentirti dire che non mi rivuoi.
Ho paura di dimenticarti, e di non dimenticarti mai. Paura che tu mi dimenticherai, e paura che tu mi abbia già dimenticato. 

Avevo paura, fino a qualche ora fa.
E poi è arrivata la tua telefonata.
La tua voce.
Quanto mi era mancata.

Mi ha calmata. Avevo tutti questi pensieri, poi la tua voce mi ha calmata.
Ha questo potere, su di me.
Significherà qualcosa.



Due settimane di merda, scrivevo su.
Due settimane sono tante, Gia'.
Se ci lasciamo, dovrò e vorrò trovare il modo di dimenticarle.
Ma se torniamo insieme, devi essere tu a trovare il modo di farmele dimenticare.
Se torniamo insieme, vuol dire che ti impegni a fare la tua parte.
Se torniamo insieme, vuol dire che ti impegnerai a non lasciarmi fare la tua parte.

In ogni caso, per me sei e sei stato una persona IMPORTANTE.


Continuo e continuerò a pensare, come ho fatto in queste due settimane, però, che forse non è il "pensare", che ci aiuta.
Ma è il "sentire".

E tu, che senti?

Ti abbraccio.
Da dietro.

E aspetto che mi ricambi.

Nicoletta


P.S. In merito al "ti amo" che ti è sfuggito l'ultima volta che facevamo l'amore... io non ci credo ai "ti amo" detti solo con il cazzo.
Io credo ai "ti amo" detti con la testa, con il cuore, con le palle, con la pancia, con i sensi, con la bocca, con i piedi, con le dita e con il cazzo.
E credo che in quello ci fosse tutto questo.
E che tu abbia solo paura di dirlo, di ammetterlo. Non a me, eh. A te stesso. Amare fa paura, perché rende vulnerabili. Ti rende nudo, spoglio, indifeso.
E credo che tu hai una paura fottuta di tutto questo. 

Ma qui non importa quello che penso io.
Importa quello che pensi tu.
E forse, se ti fa più piacere, era solo un ti amo detto con gli ormoni. Basta che ci credi tu. ...


TI Amo.

Con la testa, con il cuore, 
con le "palle", con la pancia, 
con i sensi, con le dita e 
con la patata.

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