4 novembre 2010

Prospettive universitarie

Qualche giorno fa, cercando di mettere in ordine alcuni appunti salvati in sottocartelle di sottocartelle di sottocartelle.. mi sono ritrovata davanti questa mail non spedita, che per comodità avevo cominciato a scrivere su Word.

Me n’ero dimenticata. Della mail, ma soprattutto del periodo di cui parlo e di tutto ciò che mi portavo dentro. Frustrazione, senso di sconfitta, la sensazione che gli enormi sacrifici che solo uno studente universitario può capire non sarebbero bastati. Era arrivata a credere di voler mollare, nonostante gli esami sostenuti non fossero poi pochi e alcuni voti molto buoni.

Scrivevo a qualcuno che potesse capirmi, da cui sentirmi compresa. Scrivevo, ma senza un destinatario preciso. Forse però, adesso, capisco che scrivevo semplicemente a me stessa. A questa me stessa.

Credo sia stato il mio secondo periodo (universitario) buio. Ripensare al primo, invece, mi diverte.
Dopo la primissima lezione, spaventata sia dalle novità, sia dal discorso della professoressa (che avrebbe dovuto invogliarci a non demordere!!), sull’autobus che mi riportava a casa giurai che con l’università avevo chiuso. E così feci, per tre settimane non volli avere niente a che fare con le lezioni, con i libri, neanche con chi l’università la frequentava da studente!
Ringrazio ancora quella mattina che mi svegliai con la sensazione di star facendo il peggiore degli sbagli.

Per tornare all’e-mail, la scrissi una notte calda d’agosto, sul letto, con la luce dello schermo che illuminava i tasti. E ogni tanto, attraverso la finestra, alzavo gli occhi al cielo, un cielo nero che piangeva stelle militanti, stelle deficienti.

Rileggendola con gli occhi di oggi mi sono commossa da sola.
Lo dico sempre, che bisogna allontanarsi un po’ da quello che ci sembra un problema insormontabile e guardarlo con sana distanza, ché così fa meno paura. Lo dico...


10 agosto 2009, ore 1.17

E la chiamano crisi esistenziale…

Tu lo sai che vuoi dalla vita? Io si. Beh, una volta.. adesso non più..non so.

Cos’è cambiato? Provo a chiedermelo e credo di saperlo… ho sbattuto i denti contro la realtà vera.

Finchè sogni credi che andrà tutto liscio, così come te lo immagini… mi si prospettava davanti una “buona carriera universitaria”, idea basata anche, anzi soprattutto, sui miei successi al liceo… ma, come dice Hume, niente ci dà la certezza che se fino ad adesso una certa cosa è andata bene, lo farà anche in futuro… Di fatti…

Mi ritoverò a settembre ad essere un anno fuori corso. E non so neanche il perché. Cioè, so che avrei dovuto studiare di più, ma non so come avrei dovuto fare a trovare quel tempo in più… no,meglio, quella voglia in più.

E mentre mi lambicco il cervello cercando una risposta, penso anche al fatto che IO NON ERO così. Sono sempre stata una ragazza studiosa, appassionata.. Ho scelto psicologia con l’idea che un giorno avrei potuto aiutare qualcuno… non so se quel giorno arriverà mai.

Cos’è cambiato in me? Saturazione del cervello? È possibile?...sarebbe bello se fosse possibile, almeno non dipenderebbe dalla mia volontà…

Ahhhhhhhhhhhhhhhh…. vorrei gridare, un urlo liberatorio!!! Ma che dovrei liberare? Che c’è che mi opprime?..eh, è la PAURA DEL FUTURO. Perché adesso come adesso non so più cosa voglio.

Mi chiedo se questa crisi la sto avendo a causa di questo “ritardo” della agognata laurea, o perché denota una insofferenza più profonda, che riguarda la scelta della facoltà… possibile che ci siano voluti tre anni per capire che psicologia non fa per me?

No, non è così.

Ricordo il primo anno, anzi precisamente la fine del primo anno, l’entusiasmo che mi prendeva quando pensavo che un giorno sarei stata una psicologa… io psicologa…
Stavo lì a fare discorsi immaginari con ragazzi appena diplomati che mi chiedevano se dovessero optare per una scelta che li portasse al lavoro certo, o se dovessero scegliere di seguire la passione, il cuore… e io rispondevo la seconda, perché quella era stata anche la mia scelta, e insistevo anche dicendo di non aver paura perché se nelle cose che si fanno si mette amore e determinazione, sicuramente un giorno avrebbero dato dei frutti..

La costanza. Ecco che mi manca, che mi manca adesso. No… non si chiama costanza.. è il “non crederci più”..non so.. mi fa anche strano dirlo, io che non ci credo più! Ma quando mai??? Io sono l’ultima dei sognatori, quella che non si arrende neanche quando tutto è finito… Ma che mi sta succedendo??

Ogni tanto, ultimamente sempre più spesso, penso a come cambiare la mia vita… penso a come sarebbe se potessi aprire una libreria, un negozio di scarpe, un bar… oppure fare una scelta più audace, partire e girare il mondo, tornare solo per dare gli esami e ripartire alla volta di un’altra terra da scoprire… oppure imbarcarmi e lavorare su qualche nave da crociera… e lasciare l’università...

Ma poi penso al mio primo sogno, quello che c’è sempre stato, io laureata… anche solo per dire ce l’ho fatta!

Speriamo che passi presto…
Questa che chiamano crisi esistenzaiale.


Tra una settimana mi laureo. Evaffancul’allecrisiesistenziali!

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