La mano di lui sfiora la
sua, gli prende il bicchiere da cui stava sorseggiando del vino, lo poggia sul
tavolino davanti a loro. Poi lo guarda, sorride, e in quel sorriso e in quegli
occhi Andrea legge la sua promessa.
La promessa forse di
una notte, forse della vita.
Andrea si perde nel desiderio
e nella paura insieme, davanti a quel burrone.
La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare.
Paolo prende quella
mano ormai vuota e se la mette sul petto. Ci poggia sopra la sua e la trattiene
lì. Bum bum bum. Andrea sente quell’incessante ticchettio aumentare,
all’avvicinarsi del suo corpo. Paolo si sporge e lo bacia. E Andrea… fino ad un
attimo prima, non sarebbe stato sicuro di come il suo corpo avrebbe reagito. Al
contatto di quelle labbra, di quella barba che lo punzecchia, sa.
E a quelle labbra risponde.
Mi fido di te.
Un bacio lungo, lento,
le lingue che si accarezzano, si cercano, frugano, scivolano, assaporano.
La stanza, le luci soffuse, il divano su cui sono seduti, Cherubini in sottofondo, tutto scompare. Ci sono solo loro e i loro respiri, e pezzi dell’altro colti fra le ciglia socchiuse. Le mani sul cuore sono ancora lì, le pulsazioni veloci, avvertite sotto le loro dita, sono il loro accompagnamento.
La stanza, le luci soffuse, il divano su cui sono seduti, Cherubini in sottofondo, tutto scompare. Ci sono solo loro e i loro respiri, e pezzi dell’altro colti fra le ciglia socchiuse. Le mani sul cuore sono ancora lì, le pulsazioni veloci, avvertite sotto le loro dita, sono il loro accompagnamento.
Quel bacio li scioglie,
quel bacio che si sente lungo la schiena, e nel basso ventre.
Il risveglio dei sensi.
Per Andrea, il risveglio alla vita.
Paolo bacia e ride,
adesso un po’ più rilassato. Non ci sperava. Andrea sente quel sorriso aprirsi
sotto le sue labbra, sorride a sua volta, felice di aver saltato. Paolo gli passa
una mano risalendo dal collo sulla testa, lo accarezza, gli scompiglia i
capelli… Andrea recupera un po’ della
sua solita sicurezza, sicurezza che Paolo come un minatore aveva puntellato per
mesi; tutte le parole, le telefonate, i caffè presi insieme, gli sms… tutto lì,
in quel bacio, per quel bacio.
Lo guarda di lato,
Andrea, socchiudendo gli occhi e si fa
spavaldo, godendosi la gioia, finalmente, di sapere chi è e quel che vuole: “Sì,
ma non credere che adesso te la caverai con un bacio…”
“Ah no?”, la bocca di
Paolo si incurva all’insù, mentre fa il finto tonto.
Poi, prima di avere il
tempo di sentire la risposta, lo zittisce mordendogli le labbra, facendogli
saggiare un po’ di dolore. Ma è un dolore
leggero, che lo stuzzica, e Andrea lo lascia fare. Paolo fa scorrere la sua
lingua lungo quelle labbra, le succhia avidamente. Poi si stacca, si alza, gli
prende le mani e lo tira in direzione della camera da letto.
Si siede sul letto e lo
invita a fare lo stesso.
“Vieni da me”.
Paolo lo abbraccia, gli
bacia il collo, poi di nuovo la bocca. Questa volta lo fa con più passione, i
respiri si fanno più profondi, perfino l’aria viene assaporata. Ed è solo
lingue, di nuovo.
Gli sbottona la
camicia, lo adagia sul letto, e ad ogni bottone che si apre aspira il suo
profumo che si fa più intenso; si perde in quel profumo e in quei peli neri,
glieli accarezza, sfiora un capezzolo col naso mentre stuzzica l’altro con un
dito; poi lo lecca, lo morde. Andrea sospira, un sospiro più lungo dei
precedenti.
Paolo lentamente lo spoglia,
gli lascia solo i boxer; si scosta e con sé fa lo stesso. Andrea lo aspetta,
alza la testa e si sorprende a desiderare quel corpo simile al suo, le spalle
forti, la schiena imponente. Si sorprende a desiderare quel rigonfiamento su
cui i suoi occhi si sono posati.
Paolo lo guarda in quel
momento, e Andrea si sente stanato, colto sul fatto. Ridono, imbarazzati e
ebbri di desiderio, l’uno per l’altro.
Paolo torna da lui, e
riprende il percorso che poco prima aveva tratteggiato. Sfiora ancora con il
naso, poi con una guancia. Gli soffia sulla pancia, e questo Andrea non l’aveva mai provato. Soffia e i
peli gli fanno il solletico, la barba di lui pizzica, ma è così che la sua pelle
si accende, diventa più sensibile e recettiva. La lingua di Paolo torna a
scorrere e scendendo disegna quelli che sembrano dei piccoli cerchi.
Sta scrivendo “Ti amo”,
ma questo Andrea non lo saprà, non per adesso. Un passo alla volta.
L’ultima lettera
finisce sul lembo dei boxer, Paolo alza lo sguardo e incontra quello di Andrea.
Occhi negli occhi, complici.
Andrea inspira, Paolo gli
infila le mani sotto il sedere, passa attraverso lo spazio che Andrea alzando
li bacino gli sta facendo, lo tira più vicino a sé, poi afferra il tessuto e
tira giù. Andrea espira.
E’ Paolo adesso, ad
inspirare. L’odore di uomo, dell’uomo che desidera da tanto. Ma non lo tocca,
non ancora. Gli passa le mani sulle cosce, lo accarezza; lascia che la voglia
in Andrea cresca, e gioca con i peli della pancia, quelli più folti sotto
l’ombelico e quelli del pube, e vede che questo gli piace, lo vede dalla tensione
che cresce lì davanti ai suoi occhi. Fa scorrere le dita anche su quella
strisciolina di peli più fitta, tra le natiche. Andrea non sembra esserne
troppo turbato; Paolo lo fa girare.
E decide di iniziare da
lì, da quel territorio inesplorato. Con la punta della lingua passa lungo il solco,
Andrea si eccita a sentirsi bagnato lì dietro, non è abituato. Sensazioni
nuove, mai sperimentate, lo investono; non solo fisiche, soprattutto mentali.
E’ il sapere che la sua lingua, che lui,
è lì.
Acceso, si muove sul
letto, ci si struscia contro. Paolo se ne accorge e gli intima: “Non muoverti”,
sogghignando.
“Malefico!”, ride
Andrea.
E’ un supplizio restar
fermi e non potersi scostare, anche brevemente, da quella lingua che fruga…
Finalmente Andrea si
sente girare. Lui è lucido di umori, aspetta
solo di essere considerato. Paolo lo accarezza, fa scorrere il suo dito lungo
la parte posteriore di tutta l’asta, poi avvolge la mano destra intorno e
incomincia la danza. Su e giù. Lascia la sinistra tra i suoi glutei, ferma.
Andrea le sente, entrambe. Sospira.
Si stupisce di come
Paolo sappia toccarlo, di come sappia toccarlo bene quanto lui.
Sente che glielo prende
in bocca; calore e saliva intorno. Le labbra di Paolo ballano anch’esse,
assaporano, leccano, lambiscono. La lingua segue i bordi, il percorso un po’
tortuoso delle vene, dei nervi, quello circolare della punta, soffermandosi su
di essa. Andrea geme, gli piace. Gli piace. Paolo sa e fa, meglio
di qualsiasi donna che abbia mai avuto.
La mano fra le natiche
è ancora lì, Andrea se n’è quasi dimenticato, preso com’è da tutte le
sensazioni che gli arrivano da davanti, e proprio perché è eccitato al massimo
Paolo sa che è il momento giusto per… far acquisire ad Andrea la consapevolezza
di questa parte del suo corpo. Bagna le dita con la saliva, e le rimette lì, ferme
ma non troppo in fondo; non vuole imporre, solo suggerire e stuzzicare.
Intanto la danza
continua, la bocca va su e giù, la mano di Andrea accarezza la testa di Paolo e
ne accompagna di movimenti. Comincia a muovere il bacino, per andarle incontro;
prima lentamente, poi più velocemente, e allo stesso tempo sente l’indice di
Paolo scorrergli dietro. Non è lui che lo muove, sono i movimenti del suo
bacino… “Stronzo di un Paolo”, pensa, geme e ride, intuendo dove vuole arrivare.
Non lo ferma però,
perché quel Paolo sarà pure ‘stronzo’, ma è uno stronzo maledettamente bravo. “Uno stronzo di cui mi
sono innamorato”, pensa Andrea.
“Stronzo…”, dice
sogghignando; poi aggiunge: “Dì al tuo indice di decidersi, però...”, ride.
Ride anche Paolo,
gongolando.
Si scosta dal suo cazzo
e lo lecca nuovamente dietro, poi lo guarda, e con gli occhi fissi su di lui si
porta il dito in bocca, per inumidirlo con la saliva. Poggia il dito
all’ingresso, e con la bocca torna davanti. Ricomincia a pompare e lentamente
spinge il dito più a fondo. Quando sente che Andrea si contrae si ferma, e
aumenta il ritmo davanti…
Andrea si lascia
andare, si consegna a quelle labbra e a quel dito; si consegna a Paolo. L’erezione
monta sempre più; l’iniziale fastidio si trasforma, il suo corpo si è adattato
e quello che gli restituisce adesso è piacere, puro piacere. Sensazioni
arcaiche, primitive, gli giungono dal punto più remoto del suo corpo, che Paolo
ha riportato alla luce, sotto le sue mani. Andrea sta per scoppiare, il ritmo
di Paolo aumenta, i movimenti del suo bacino sono più costanti, i gemiti e i
respiri si fanno sempre più forti…
“Vieni per me”.
La voce calda di Paolo.
E come se avesse
bisogno del suo permesso, del permesso di colui che gli ha dato le chiavi di
questo nuovo piacere, Andrea viene. Un orgasmo forte, pieno, un orgasmo che
abbraccia tutto il corpo, e amore liquido nella bocca di Paolo, amore che i due
non sanno ancora che sia amore.
Amore che Paolo beve,
ma non del tutto. Ha intenzione di far conoscere ad Andrea il suo sapore… è una
notte di scoperte. Amore che torna ad Andrea attraverso un bacio, salino e lievemente
acido, amore che si passano tra loro, che passa da uno all’altro, nelle loro
bocche.
Sono sazi, ma non
ancora abbastanza. Andrea è entusiasta della nuova scoperta, e non vede l’ora
di riprovarla; Paolo, appagato sì mentalmente, ma non fisicamente, vuole avere
il suo guadagno.
Le mani di Paolo sono
ancora lì, sul sesso mezzo addormentato di Andrea. Quando sente le carezze, ha
un guizzo, e capisce che il gioco non è ancora finito.
Fa voltare Andrea a
pancia in giù, si siede sulle sue cosce e inizia a massaggiargli la schiena, un
po’ per prendere tempo e fargli riprendere fiato, un po’ per accenderlo
nuovamente. Si versa sul palmo un po’ di olio alla cannella, si strofina le
mani, e poi inizia dalla nuca, dal collo. Struscia, preme, coccola; si allarga
sulle spalle, sulle braccia, sotto le ascelle, e da qui raggiunge i capezzoli, li stuzzica. Torna indietro, e scende lungo la colonna vertebrale, piano. Con
le dita sfiora il dorso di Andrea, la parte laterale della pancia, rotonda e
morbida. La cinge da dietro. Si ferma ai lati dell’osso sacro, con i pollici
preme, ruotandoli, massaggiando. Andrea si rilassa, sta bene. Si sente bene.
Paolo versa nella conca
della sua schiena altro olio profumato, di quell’essenza che poi ricorderanno,
per tutta la vita, aver accompagnato quel loro momento. Quando assaporeranno
dei biscotti alla cannella, quando fiuteranno nell’aria quell’odore provenire
da un negozio di spezie, quando prepareranno la crema e legheranno lo spago
intorno alla stecca, evocheranno, per sempre, quella notte. Sorrideranno,
forse, grati l’uno all’altro per quello che hanno vissuto e condiviso insieme.
Paolo spinge quell’olio
in basso; accarezza la rotondità del sedere di Andrea, i suoi fianchi,
l’interno delle cosce. Sfiora i testicoli, da dietro, risale il perineo, e di
nuovo sì trova lì dove Andrea lo
desidera, ancora. Le dita di Paolo riacquistano lo spazio che poco prima aveva
guadagnato. Ne infila uno. Andrea geme. L’olio rende tutto più agevole, Paolo
ne infila un altro, mentre con la sinistra passa di lato ad accarezzare il suo cazzo,
che adesso è decisamente sveglio. Andrea è accaldato, eccitato, ansima. Vuole
tutto; vuole lui, vuole lui.
Quando lo trova pronto,
Paolo lo lubrifica di nuovo con le dita, dentro, a fondo, e passa la mano anche
su di sé. Gli bacia la schiena oleosa, poi si sporge di lato, e con quelle
labbra che sanno si cannella si avvicina e lo bacia; si passano respiro e
coraggio.
Paolo appoggia il suo
sesso duro nell’apertura; si fa spazio, piano. Sente Andrea contrarsi e gli
prende la mano, dicendogli di stringere quella, non il suo sedere.
Andrea lo fa.
Lentamente Paolo avanza, lentamente ma con costanza. Andrea strizza gli occhi
in una smorfia di dolore, e si domanda perché si sta sottoponendo a questo. Per
Amore, si risponde.
Intuendo i suoi
pensieri, Paolo gli sussurra “fidati di me”. E lui si fida, si rilassa,
accoglie.
Quando è finalmente
dentro, Andrea emette un rantolo. Paolo si ferma, immobile, ma non lo lascia
andare. Lo abbraccia da dietro, se lo stringe al petto, cullandolo. Fermi. Gli
dà tempo per abituarsi a questa nuova presenza; si fa spazio nella sua testa,
nel suo cuore, nel suo culo.
Poi, con la lingua, gli
scrive sulla schiena “ti amo”, di nuovo. Andrea capisce, e la lacrima che poco
prima era spuntata per il dolore, gli solca il viso e raggiunge il suo sorriso.
Paolo comincia a
muoversi. Rimangono attaccati nella parte superiore, il petto di Paolo è
incollato alla sua schiena, vuole farlo sentire protetto. Piano, muove solo il
suo bacino. Alla prima spinta Andrea ansima: “aaa… aaanche…”, alla seconda:
“…iooo”, geme.
Paolo realizza che è la
sua risposta, la risposta a quella frase che poco prima gli ha disegnato. Si
ferma, emozionato, e lo bacia. E nelle loro bocche, aroma di cannella e lacrime
salate.
Paolo riprende gli
affondi, piano. Andrea comincia a rilassarsi, non è così male. Anzi. Inizia ad
agevolarlo, inarcando la schiena. La sua erezione monta, e si struscia contro le
lenzuola. Le sensazioni di dolore, di fastidio, l’attrito avvertiti poco prima
hanno dato luogo ad un riacquisito piacere. Piacere che lo sta lentamente
invadendo, si sparge dalle sue viscere e lo inonda in tutto il corpo. Ripensa
ad un libro che qualche settimana prima Paolo gli aveva prestato; ad Aciman,
che ha fottutamente ragione quando dice che la ghiandola pineale cartesiana non
si trova nella tua testa, ma dentro il tuo culo. E a questo pensiero sghignazza,
arrossato e sudato.
Anche Paolo finalmente
geme, ansima; per una questione fisica, certo, ma anche mentale. Vede che il
suo uomo sta godendo per mano sua, sotto di lui; che il suo uomo si sta
lasciando andare a lui, e anche a sé stesso, finalmente. Che il suo uomo si
fida di lui al punto da permettergli di entrare in lui, di possederlo, di
possedere il suo corpo e la sua anima.
Paolo si tira indietro
e lo fa voltare. Le gambe all’insù, i loro sguardi, uno dentro l'altro, uno addosso all’altro.
Ricomincia con un ritmo
più veloce e serrato. I respiri intensi, la sua mano sul cazzo di Andrea, la
mano di Andrea sulla sua. Su e giù. Insieme.
Andrea si fa
trasportare dal ritmo, adesso ci dà dentro anche lui col suo bacino. Si muove
in maniera complementare: quando Paolo si allontana, lui fa lo stesso; quando
lui si avvicina, lui altrettanto. Si sbattono contro, si entrano dentro. E ci siamo mischiati la pelle, le anime e le
ossa.
Un turbine di
sensazioni si spandono in Andrea, mai, mai,
avrebbe pensato. Reclina la testa, espira profondamente. Il suo cazzo è
duro e teso che non ne può più, una reazione fisiologica all’essere penetrato,
stimolato dietro. Una reazione fisiologica ad essere penetrato dall'uomo che ama.
Andrea si fa audace, nei gesti e nelle parole.
Andrea si fa audace, nei gesti e nelle parole.
“Fottimi.
più.
forte.”,
sussurra tra gli ansimi.
sussurra tra gli ansimi.
Paolo esegue.
Andrea è in estasi, si
sente pieno, riempito nel culo e nelle palle; assapora ogni affondo, ogni
attrito, ogni brivido di quel contatto, di quei corpi che, sudati, si
strofinano contro.
Quando ormai sono al
limite, quando stanno per scoppiare, quando Andrea non ce la fa più, è allora
che sente Paolo.
“Vieni con me.”
Di nuovo quella voce, bassa, arrochita dal piacere.
Quella voce è un balsamo. E’ il comando che fa abbassare la diga. E Andrea gode. E gode forte, grida, sotto lo sguardo di Paolo che lo fissa, che non gli dà via di scampo, sotto quegli occhi che vogliono il suo piacere, e lo vogliono tutto per loro. Gode anche Paolo, godono insieme, guardandosi, e assaporando, internamente, quel liquido caldo riversato nel corpo di Andrea, e quello di Andrea che schizza fortissimo, contro la riproduzione di un graffito di Haring, appeso sulla testiera del letto.
Quella voce è un balsamo. E’ il comando che fa abbassare la diga. E Andrea gode. E gode forte, grida, sotto lo sguardo di Paolo che lo fissa, che non gli dà via di scampo, sotto quegli occhi che vogliono il suo piacere, e lo vogliono tutto per loro. Gode anche Paolo, godono insieme, guardandosi, e assaporando, internamente, quel liquido caldo riversato nel corpo di Andrea, e quello di Andrea che schizza fortissimo, contro la riproduzione di un graffito di Haring, appeso sulla testiera del letto.
“Ops".
Ridono. Complici. Ancora di più.
Ridono. Complici. Ancora di più.
Rimangono così, l’uno
dentro l’altro, respirando a fatica, sazi e appagati, finché non si
addormentano, abbracciati. In un abbraccio che sa di cannella.
Dolce ed eccitante,
RispondiEliminaCome la cannella
^_^:*
EliminaFifty shades of gay! :-P
RispondiEliminaAhahah! EsaGGGerato! :D
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