19 agosto 2012

Cannella

La mano di lui sfiora la sua, gli prende il bicchiere da cui stava sorseggiando del vino, lo poggia sul tavolino davanti a loro. Poi lo guarda, sorride, e in quel sorriso e in quegli occhi Andrea legge la sua promessa.
La promessa forse di una notte, forse della vita.
Andrea si perde nel desiderio e nella paura insieme, davanti a quel burrone.
La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare.
Paolo prende quella mano ormai vuota e se la mette sul petto. Ci poggia sopra la sua e la trattiene lì. Bum bum bum. Andrea sente quell’incessante ticchettio aumentare, all’avvicinarsi del suo corpo. Paolo si sporge e lo bacia. E Andrea… fino ad un attimo prima, non sarebbe stato sicuro di come il suo corpo avrebbe reagito. Al contatto di quelle labbra, di quella barba che lo punzecchia, sa.
E a quelle labbra risponde.
Mi fido di te.

Un bacio lungo, lento, le lingue che si accarezzano, si cercano, frugano, scivolano, assaporano.
La stanza, le luci soffuse, il divano su cui sono seduti, Cherubini in sottofondo, tutto scompare. Ci sono solo loro e i loro respiri, e pezzi dell’altro colti fra le ciglia socchiuse. Le mani sul cuore sono ancora lì, le pulsazioni veloci, avvertite sotto le loro dita, sono il loro accompagnamento.
Quel bacio li scioglie, quel bacio che si sente lungo la schiena, e nel basso ventre.
Il risveglio dei sensi. Per Andrea, il risveglio alla vita.
Paolo bacia e ride, adesso un po’ più rilassato. Non ci sperava. Andrea sente quel sorriso aprirsi sotto le sue labbra, sorride a sua volta, felice di aver saltato. Paolo gli passa una mano risalendo dal collo sulla testa, lo accarezza, gli scompiglia i capelli… Andrea  recupera un po’ della sua solita sicurezza, sicurezza che Paolo come un minatore aveva puntellato per mesi; tutte le parole, le telefonate, i caffè presi insieme, gli sms… tutto lì, in quel bacio, per quel bacio.
Lo guarda di lato, Andrea, socchiudendo gli occhi e si fa spavaldo, godendosi la gioia, finalmente, di sapere chi è e quel che vuole: “Sì, ma non credere che adesso te la caverai con un bacio…”
“Ah no?”, la bocca di Paolo si incurva all’insù, mentre fa il finto tonto.
Poi, prima di avere il tempo di sentire la risposta, lo zittisce mordendogli le labbra, facendogli saggiare  un po’ di dolore. Ma è un dolore leggero, che lo stuzzica, e Andrea lo lascia fare. Paolo fa scorrere la sua lingua lungo quelle labbra, le succhia avidamente. Poi si stacca, si alza, gli prende le mani e lo tira in direzione della camera da letto.
Si siede sul letto e lo invita a fare lo stesso.
“Vieni da me”.
Paolo lo abbraccia, gli bacia il collo, poi di nuovo la bocca. Questa volta lo fa con più passione, i respiri si fanno più profondi, perfino l’aria viene assaporata. Ed è solo lingue, di nuovo.
Gli sbottona la camicia, lo adagia sul letto, e ad ogni bottone che si apre aspira il suo profumo che si fa più intenso; si perde in quel profumo e in quei peli neri, glieli accarezza, sfiora un capezzolo col naso mentre stuzzica l’altro con un dito; poi lo lecca, lo morde. Andrea sospira, un sospiro più lungo dei precedenti.
Paolo lentamente lo spoglia, gli lascia solo i boxer; si scosta e con sé fa lo stesso. Andrea lo aspetta, alza la testa e si sorprende a desiderare quel corpo simile al suo, le spalle forti, la schiena imponente. Si sorprende a desiderare quel rigonfiamento su cui i suoi occhi si sono posati.
Paolo lo guarda in quel momento, e Andrea si sente stanato, colto sul fatto. Ridono, imbarazzati e ebbri di desiderio, l’uno per l’altro.
Paolo torna da lui, e riprende il percorso che poco prima aveva tratteggiato. Sfiora ancora con il naso, poi con una guancia. Gli soffia sulla pancia, e questo  Andrea non l’aveva mai provato. Soffia e i peli gli fanno il solletico, la barba di lui pizzica, ma è così che la sua pelle si accende, diventa più sensibile e recettiva. La lingua di Paolo torna a scorrere e scendendo disegna quelli che sembrano dei piccoli cerchi.
Sta scrivendo “Ti amo”, ma questo Andrea non lo saprà, non per adesso. Un passo alla volta.
L’ultima lettera finisce sul lembo dei boxer, Paolo alza lo sguardo e incontra quello di Andrea. Occhi negli occhi, complici.
Andrea inspira, Paolo gli infila le mani sotto il sedere, passa attraverso lo spazio che Andrea alzando li bacino gli sta facendo, lo tira più vicino a sé, poi afferra il tessuto e tira giù. Andrea espira.
E’ Paolo adesso, ad inspirare. L’odore di uomo, dell’uomo che desidera da tanto. Ma non lo tocca, non ancora. Gli passa le mani sulle cosce, lo accarezza; lascia che la voglia in Andrea cresca, e gioca con i peli della pancia, quelli più folti sotto l’ombelico e quelli del pube, e vede che questo gli piace, lo vede dalla tensione che cresce lì davanti ai suoi occhi. Fa scorrere le dita anche su quella strisciolina di peli più fitta, tra le natiche. Andrea non sembra esserne troppo turbato; Paolo lo fa girare.
E decide di iniziare da lì, da quel territorio inesplorato. Con la punta della lingua passa lungo il solco, Andrea si eccita a sentirsi bagnato lì dietro, non è abituato. Sensazioni nuove, mai sperimentate, lo investono; non solo fisiche, soprattutto mentali. E’ il  sapere che la sua lingua, che lui, è .
Acceso, si muove sul letto, ci si struscia contro. Paolo se ne accorge e gli intima: “Non muoverti”, sogghignando.
“Malefico!”, ride Andrea.
E’ un supplizio restar fermi e non potersi scostare, anche brevemente, da quella lingua che fruga…
Finalmente Andrea si sente girare. Lui è lucido di umori, aspetta solo di essere considerato. Paolo lo accarezza, fa scorrere il suo dito lungo la parte posteriore di tutta l’asta, poi avvolge la mano destra intorno e incomincia la danza. Su e giù. Lascia la sinistra tra i suoi glutei, ferma. Andrea le sente, entrambe. Sospira.
Si stupisce di come Paolo sappia toccarlo, di come sappia toccarlo bene quanto lui.
Sente che glielo prende in bocca; calore e saliva intorno. Le labbra di Paolo ballano anch’esse, assaporano, leccano, lambiscono. La lingua segue i bordi, il percorso un po’ tortuoso delle vene, dei nervi, quello circolare della punta, soffermandosi su di essa. Andrea geme, gli piace. Gli piace. Paolo sa e fa, meglio di qualsiasi donna che abbia mai avuto.
La mano fra le natiche è ancora lì, Andrea se n’è quasi dimenticato, preso com’è da tutte le sensazioni che gli arrivano da davanti, e proprio perché è eccitato al massimo Paolo sa che è il momento giusto per… far acquisire ad Andrea la consapevolezza di questa parte del suo corpo. Bagna le dita con la saliva, e le rimette lì, ferme ma non troppo in fondo; non vuole imporre, solo suggerire e stuzzicare.
Intanto la danza continua, la bocca va su e giù, la mano di Andrea accarezza la testa di Paolo e ne accompagna di movimenti. Comincia a muovere il bacino, per andarle incontro; prima lentamente, poi più velocemente, e allo stesso tempo sente l’indice di Paolo scorrergli dietro. Non è lui che lo muove, sono i movimenti del suo bacino… “Stronzo di un Paolo”, pensa, geme e ride, intuendo dove vuole arrivare.
Non lo ferma però, perché quel Paolo sarà pure ‘stronzo’, ma è uno stronzo maledettamente bravo. “Uno stronzo di cui mi sono innamorato”, pensa Andrea.
“Stronzo…”, dice sogghignando; poi aggiunge: “Dì al tuo indice di decidersi, però...”, ride.
Ride anche Paolo, gongolando.
Si scosta dal suo cazzo e lo lecca nuovamente dietro, poi lo guarda, e con gli occhi fissi su di lui si porta il dito in bocca, per inumidirlo con la saliva. Poggia il dito all’ingresso, e con la bocca torna davanti. Ricomincia a pompare e lentamente spinge il dito più a fondo. Quando sente che Andrea si contrae si ferma, e aumenta il ritmo davanti…
Andrea si lascia andare, si consegna a quelle labbra e a quel dito; si consegna a Paolo. L’erezione monta sempre più; l’iniziale fastidio si trasforma, il suo corpo si è adattato e quello che gli restituisce adesso è piacere, puro piacere. Sensazioni arcaiche, primitive, gli giungono dal punto più remoto del suo corpo, che Paolo ha riportato alla luce, sotto le sue mani. Andrea sta per scoppiare, il ritmo di Paolo aumenta, i movimenti del suo bacino sono più costanti, i gemiti e i respiri si fanno sempre più forti…
“Vieni per me”.
La voce calda di Paolo.
E come se avesse bisogno del suo permesso, del permesso di colui che gli ha dato le chiavi di questo nuovo piacere, Andrea viene. Un orgasmo forte, pieno, un orgasmo che abbraccia tutto il corpo, e amore liquido nella bocca di Paolo, amore che i due non sanno ancora che sia amore.
Amore che Paolo beve, ma non del tutto. Ha intenzione di far conoscere ad Andrea il suo sapore… è una notte di scoperte. Amore che torna ad Andrea attraverso un bacio, salino e lievemente acido, amore che si passano tra loro, che passa da uno all’altro, nelle loro bocche.

Sono sazi, ma non ancora abbastanza. Andrea è entusiasta della nuova scoperta, e non vede l’ora di riprovarla; Paolo, appagato sì mentalmente, ma non fisicamente, vuole avere il suo guadagno.
Le mani di Paolo sono ancora lì, sul sesso mezzo addormentato di Andrea. Quando sente le carezze, ha un guizzo, e capisce che il gioco non è ancora finito.
Fa voltare Andrea a pancia in giù, si siede sulle sue cosce e inizia a massaggiargli la schiena, un po’ per prendere tempo e fargli riprendere fiato, un po’ per accenderlo nuovamente. Si versa sul palmo un po’ di olio alla cannella, si strofina le mani, e poi inizia dalla nuca, dal collo. Struscia, preme, coccola; si allarga sulle spalle, sulle braccia, sotto le ascelle, e da qui raggiunge i capezzoli, li stuzzica. Torna indietro, e scende lungo la colonna vertebrale, piano. Con le dita sfiora il dorso di Andrea, la parte laterale della pancia, rotonda e morbida. La cinge da dietro. Si ferma ai lati dell’osso sacro, con i pollici preme, ruotandoli, massaggiando. Andrea si rilassa, sta bene. Si sente bene.
Paolo versa nella conca della sua schiena altro olio profumato, di quell’essenza che poi ricorderanno, per tutta la vita, aver accompagnato quel loro momento. Quando assaporeranno dei biscotti alla cannella, quando fiuteranno nell’aria quell’odore provenire da un negozio di spezie, quando prepareranno la crema e legheranno lo spago intorno alla stecca, evocheranno, per sempre, quella notte. Sorrideranno, forse, grati l’uno all’altro per quello che hanno vissuto e condiviso insieme.
Paolo spinge quell’olio in basso; accarezza la rotondità del sedere di Andrea, i suoi fianchi, l’interno delle cosce. Sfiora i testicoli, da dietro, risale il perineo, e di nuovo sì trova dove Andrea lo desidera, ancora. Le dita di Paolo riacquistano lo spazio che poco prima aveva guadagnato. Ne infila uno. Andrea geme. L’olio rende tutto più agevole, Paolo ne infila un altro, mentre con la sinistra passa di lato ad accarezzare il suo cazzo, che adesso è decisamente sveglio. Andrea è accaldato, eccitato, ansima. Vuole tutto; vuole lui, vuole  lui.
Quando lo trova pronto, Paolo lo lubrifica di nuovo con le dita, dentro, a fondo, e passa la mano anche su di sé. Gli bacia la schiena oleosa, poi si sporge di lato, e con quelle labbra che sanno si cannella si avvicina e lo bacia; si passano respiro e coraggio.
Paolo appoggia il suo sesso duro nell’apertura; si fa spazio, piano. Sente Andrea contrarsi e gli prende la mano, dicendogli di stringere quella, non il suo sedere.
Andrea lo fa. Lentamente Paolo avanza, lentamente ma con costanza. Andrea strizza gli occhi in una smorfia di dolore, e si domanda perché si sta sottoponendo a questo. Per Amore, si risponde.
Intuendo i suoi pensieri, Paolo gli sussurra “fidati di me”. E lui si fida, si rilassa, accoglie.
Quando è finalmente dentro, Andrea emette un rantolo. Paolo si ferma, immobile, ma non lo lascia andare. Lo abbraccia da dietro, se lo stringe al petto, cullandolo. Fermi. Gli dà tempo per abituarsi a questa nuova presenza; si fa spazio nella sua testa, nel suo cuore, nel suo culo.
Poi, con la lingua, gli scrive sulla schiena “ti amo”, di nuovo. Andrea capisce, e la lacrima che poco prima era spuntata per il dolore, gli solca il viso e raggiunge il suo sorriso.
Paolo comincia a muoversi. Rimangono attaccati nella parte superiore, il petto di Paolo è incollato alla sua schiena, vuole farlo sentire protetto. Piano, muove solo il suo bacino. Alla prima spinta Andrea ansima: “aaa… aaanche…”, alla seconda: “…iooo”, geme.
Paolo realizza che è la sua risposta, la risposta a quella frase che poco prima gli ha disegnato. Si ferma, emozionato, e lo bacia. E nelle loro bocche, aroma di cannella e lacrime salate.
Paolo riprende gli affondi, piano. Andrea comincia a rilassarsi, non è così male. Anzi. Inizia ad agevolarlo, inarcando la schiena. La sua erezione monta, e si struscia contro le lenzuola. Le sensazioni di dolore, di fastidio, l’attrito avvertiti poco prima hanno dato luogo ad un riacquisito piacere. Piacere che lo sta lentamente invadendo, si sparge dalle sue viscere e lo inonda in tutto il corpo. Ripensa ad un libro che qualche settimana prima Paolo gli aveva prestato; ad Aciman, che ha fottutamente ragione quando dice che la ghiandola pineale cartesiana non si trova nella tua testa, ma dentro il tuo culo. E a questo pensiero sghignazza, arrossato e sudato.
Anche Paolo finalmente geme, ansima; per una questione fisica, certo, ma anche mentale. Vede che il suo uomo sta godendo per mano sua, sotto di lui; che il suo uomo si sta lasciando andare a lui, e anche a sé stesso, finalmente. Che il suo uomo si fida di lui al punto da permettergli di entrare in lui, di possederlo, di possedere il suo corpo e la sua anima.
Paolo si tira indietro e lo fa voltare. Le gambe all’insù, i loro sguardi, uno dentro l'altro, uno addosso all’altro.
Ricomincia con un ritmo più veloce e serrato. I respiri intensi, la sua mano sul cazzo di Andrea, la mano di Andrea sulla sua. Su e giù. Insieme.
Andrea si fa trasportare dal ritmo, adesso ci dà dentro anche lui col suo bacino. Si muove in maniera complementare: quando Paolo si allontana, lui fa lo stesso; quando lui si avvicina, lui altrettanto. Si sbattono contro, si entrano dentro. E ci siamo mischiati la pelle, le anime e le ossa.
Un turbine di sensazioni si spandono in Andrea, mai, mai, avrebbe pensato. Reclina la testa, espira profondamente. Il suo cazzo è duro e teso che non ne può più, una reazione fisiologica all’essere penetrato, stimolato dietro. Una reazione fisiologica ad essere penetrato dall'uomo che ama.
Andrea si fa audace, nei gesti e nelle parole.
“Fottimi.
più.
forte.”,
sussurra tra gli ansimi.
Paolo esegue.
Andrea è in estasi, si sente pieno, riempito nel culo e nelle palle; assapora ogni affondo, ogni attrito, ogni brivido di quel contatto, di quei corpi che, sudati, si strofinano contro.
Quando ormai sono al limite, quando stanno per scoppiare, quando Andrea non ce la fa più, è allora che sente Paolo.
Vieni con me.”
Di nuovo quella voce, bassa, arrochita dal piacere.
Quella voce è un balsamo. E’ il comando che fa abbassare la diga. E Andrea gode. E gode forte, grida, sotto lo sguardo di Paolo che lo fissa, che non gli dà via di scampo, sotto quegli occhi che vogliono il suo piacere, e lo vogliono tutto per loro. Gode anche Paolo, godono insieme, guardandosi, e assaporando, internamente, quel liquido caldo riversato nel corpo di Andrea, e quello di Andrea che schizza fortissimo, contro la riproduzione di un graffito di Haring, appeso sulla testiera del letto.
“Ops".
Ridono. Complici. Ancora di più.
Rimangono così, l’uno dentro l’altro, respirando a fatica, sazi e appagati, finché non si addormentano, abbracciati. In un abbraccio che sa di cannella.

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