3 giugno 2014

La sottile linea rosa

Fuori diluvia, e noi siamo sul letto, appena rientrati dalla farmacia, che aspettiamo mi venga lo stimolo della pipì. Abbracciati, facciamo discorsi confusi, impanicati, a tratti sognanti.
Scongiuriamo un futuro che fa paura, prematuro, ma per il quale stiamo scegliendo anche un nome. Discorsi deliranti.

"Andrea o Giulia". 
"No, Giulia no."
"Manola?.. Manuela, Maura, qualcosa con "Ma...""
"A me piace Benedetta."
"Mh..."
"Dai, sei tu il cattolico, dovrebbe piacerti!... Va be', Marta?!"
"Sì, Marta mi piace. Andrea o Marta."

"Mio fratello ha una casa in Messico. Potrei scappare in Messico... "
"Ma adesso lo so."
"Ah già. Beh, scappo, ma non in Messico... sicuro che non mi trovi" e ridi, stemperando l'ansia.
"Guarda che forse non ti troverò io, ma tua mamma sì. Dovunque sarai, lei ti prenderà per i coglioni, e ti riporterà dove bisogna, a fare i tuoi doveri di padre!" e ridi ancora più forte, sapendo che c'ho colto.

"Avrebbe le tue mani grandi."
"E i tuoi occhi verdi".

"Io non lo voglio un figlio, adesso..." 
"Neanch'io, Gia'."
"..."
"Però, per una piccolissima parte, è bella l'idea, solo l'idea."

Tu che mi segui in bagno, che imbevi lo stick con le dita tremanti, tu che per pudore non hai mai voluto che facessi pipì con te nei dintorni. Tu che non mi lasci sola.

Tenerci stretti stretti, abbracciati, per quei tre minuti. "Ho la tachicardia... i minuti più lunghi della mia vita." Sorrido, affondando il viso nella tua spalla. 
Ci trema il cuore.
La lineetta si colora, una, rosa, dietro di noi. Inoffensiva. 
Ma noi non lo sappiamo ancora. 

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