14 ottobre 2010

"Dove sei adesso?", mi chiede.

Sono nelle note di Battisti.
Nella pioggia prima che cada.
In un’inquadratura di Ozpetek.
Nella linea sottile tra dormire e sognare.
Negli occhiali scuri di Mina.
Nel rovescio della medaglia.
Nel libro che profuma di cannella.
In uno sguardo che sai leggere.
Nel bucato steso ad asciugare.
Nel sottofondo delle canzoni di Tiziano Ferro.
Nell’istinto di un neonato.
Nei Fa9.
Nella passione che mosse Freud.
In un carcere iraniano.
Nelle promesse di un matrimonio.
Nella goccia del lavandino che perde.
In una stanza quasi rosa.
Sulla nave di Novecento.
Nella crostata di nonna.
Nel vento che pettina Anna Merini.
Nella barba incolta di quel quarantenne.
Nelle poesie di Montale, e di Leopardi.
Nella malinconia della sera.
In un’equazione irresolubile.
Nella valigia di mia sorella.
In “Ho perso le parole” di Ligabue.
Tra le briciole sulla tovaglia.
Nella “favola bella che ieri m’illuse, che oggi t’illude, o Ermione”.
Tra le ciglia di un bambino.
In un messaggio non inviato.
In un negozio di antiquariato.

Sul ponte, con l’elastico, che guardo in giù. E non so se buttarmi o no.
Mentre mi ripeto che La paura non esiste.

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