26 ottobre 2010

Piero e Lucia

Piero è un metalmeccanico. Lavora in fonderia.
Da trent’ anni si reca ogni giorno in fabbrica alle sei in punto di mattina. Esce che è tarda sera.
Otto ore non bastano. Sono necessari gli straordinari per far quadrare i conti a casa.
La figlia maggiore studia medicina. Vuol fare la ginecologa da grande. Gli affitti a Milano sono carissimi.
La più piccola è esclusa dal giro di amiche se non veste le griffe. Il mutuo incombe a fine mese, ma non si riesce a dire no ad un'adolescente dagli occhi lucidi.
Lucia, la moglie, dopo la prima gravidanza ha smesso di lavorare. Fa la casalinga e assiste nonna Giovanna che è molto anziana e ha bisogno di cure.

Piero è un uomo all'antica.
Lo conoscono tutti in fabbrica: un insuperabile lavoratore. Sempre disponibile, non ti direbbe no neanche se gli chiedessi un cambio-turno il giorno di Natale.
Il peso di una vita di sacrifici segna profonde rughe. Leva il sorriso e irrobustisce le spalle. Quelle di Piero, sono spalle massicce.

Piero è un uomo d'un pezzo.
Un padre di famiglia come tutti ce lo immagineremmo.
E non ha il benché mimino dubbio che la sua vita sia quella.
Senza mai una vacanza, senza mai un plauso a lavoro, ma con una famiglia.
Qualche volta la sera, Piero esce da lavoro ma non fa subito ritorno a casa.
Compra pizze da asporto per cena prima di rientrare.
Prima però si ferma al tabacchi. Prende il suo solito pacco di sigarette.
Piero ha un segreto.
Scarta l'involucro, prende una cicca, la mette in bocca. L'accende.
Il telefono dà segnale libero mentre tira la prima boccata di fumo, poi dall'altro capo qualcuno risponde.

- "Pronto."
- "Roberto, sono Piero, sei libero stasera?"
-“Ho un cliente tra un’ora, sbrigati!”
- "Sarò a casa tua tra... 15 minuti”.

Lucia è una ragioniera. I suoi genitori ci tenevano che prendesse almeno il diploma.
Portava i conti in una ditta di materiali edili, fino a che non è rimasta incinta.
Piero è un uomo d’onore, non ci ha pensato due volte a sposarla. Lei ha imparato a conoscerlo e ad amarlo negli anni, tanto che se tornasse indietro lo sposerebbe di nuovo.
Ecco, sì, magari farebbe solo le cose con più calma, per godersi un po’ più la giovinezza.
Ma poi sorride di questo pensiero, e po’ se ne vergogna, ha una famiglia che le riempie le giornate, due figlie splendide e un marito presente. Non potrebbe chiedere di più.
La madre la riporta alle sue faccende, la chiama per farle accendere la tv, “che almeno qualcuno mi faccia compagnia in questa casa, cazzo”.
Chissà perché la vecchiaia rende così scorbutici, pensa Lucia.

Lucia da troppo tempo si è accorta che qualcosa, nel suo matrimonio, non va.
Troppi silenzi, troppe omissioni.
Piero che fa tardi sempre più spesso, il telefono staccato, il suo nervosismo mentre poi si sveste, quando butta i vestiti sul fondo del cesto dei panni sporchi e corre sotto la doccia. I suoi occhi evasivi.
E non la bacia perché dice di essere sporco. Ma l'acqua non laverà via il suo senso di colpa, neanche stanotte.

Lucia sa che qualcosa non va.
Quello che non sa è come chiedere. Perché non può chiedere. Che ne sarebbe dei loro 27 anni insieme?
Che ne sarebbe di lei?
Lucia sa che potrebbe annusare i suoi vestiti, alla ricerca di un profumo che non è il suo.
Potrebbe guardare nel telefono, e cercare un numero che non conosce. Potrebbe chiamare, e ascoltare rispondere la voce di un uomo.
Ma non lo fa. Perciò non lo fa. Non le serve avere conferme, non le serve avere certezze. Quello che vuole è che la sua vita non cambi, che i suoi affetti non si stravolgano. Non vuole che il suo castello di sabbia si sgretoli, così.

Lucia non può far altro che tacere, e assecondare, in silenzio, il segreto del marito.
In fondo è sempre stato un uomo buono, un lavoratore instancabile. Non ha mai fatto mancare nulla, a lei e alle figlie, annullandosi per loro.
Ci sta che un uomo in una vita di sacrifici abbia qualche momento di "svago", qualche momento per lui.
E poi potrebbe essere tutto frutto della sua mente, gliel'hanno sempre detto le sue figlie, con il loro gergo giovanile, che si "fa sempre troppi trip". Sì, è così, che vai a pensare.

E allora continua a preparargli la cena, a stirargli le camicie. Continua a svegliarsi, di notte, per coprirlo, perchè lui le lascia la maggior parte della coperta, rimanendo solo col lenzuolo: lei gliela dà vinta, così lui è contento. Tanto rimedia poi. Non si riaddormenta subito, ma continua a guardarlo dormire per un po', in silenzio, mentre ripensa a come lui le era stato vicino quando si era dovuta operare al seno. Aveva vegliato su di lei, non lasciandola mai sola.
Continua a massaggiargli le mani indurite con un po' di crema, cosa che lui fa finta di rifiutare perché "è una cosa da femmine", ma in cuor suo Piero le è grato di quel gesto. Le è grato del suo prendersi cura di lui. Le è grato per le sue non-domande.

Quelle mani che stanotte stringono un altro corpo, perché Piero non è tornato a casa.
Piero che cerca se stesso nel letto di Roberto.
Lucia che, accarezzando il suo cuscino, cerca Piero nel loro.


(scritto a quattro mani con 88 tasti, che ringrazio)

5 commenti:

  1. Piero... che amarezza
    Lucia... che tristezza

    RispondiElimina
  2. L'idea è buona, e anche la poetica finale, dei due che si cercano ma in tempi e spazi diversi, è buona.
    Mi ha lasciato però un senso di amaro, di tristezza.

    RispondiElimina
  3. ok Allora avete raggiunto lo scopo.

    RispondiElimina